Bressanone: Hotel rifiuta di ospitare il leader dell’estrema destra tedesca Gauland

Un albergo di Bressanone ha negato l'ospitalità ad Alexander Gauland, leader dell'estrema destra tedesca, suscitando un acceso dibattito.

Il rifiuto dell’hotel

A Bressanone un noto albergo ha deciso di non ospitare Alexander Gauland, leader dell’estrema destra tedesca. La decisione è stata presa dal direttore dell’hotel, che ha dichiarato: “Non possiamo accogliere una persona le cui idee sono incompatibili con i nostri valori”. Questa scelta ha immediatamente sollevato un acceso dibattito, attirando l’attenzione dei media e del pubblico. Il rifiuto sarebbe stato motivato dalla volontà di non associare l’immagine dell’hotel a quella di un personaggio controverso come Gauland.

Le motivazioni

“Ci sono molti alberghi belli in Alto Adige. Non l’abbiamo cacciato, ho cercato il dialogo e gli ho suggerito di non venire più, per motivi personali ma anche di fondo”, ha dichiarato il Elisabeth Heiss, titolare dell’Hotel Elephant, un albergo nel centro di Bressanone, a quattro stelle con 500 anni di storia, gestito dal 1773 dalla famiglia Heiss.

Reazioni e polemiche

La decisione dell’hotel ha suscitato diverse reazioni. Da un lato, molti hanno applaudito il coraggio dell’albergo nel prendere una posizione chiara contro l’estremismo. Dall’altro, ci sono stati anche critiche, con alcuni che hanno accusato l’hotel di discriminazione. La decisione presa dai proprietari dell’hotel viene è stata criticata dall’ex comandante degli Schützen, Jürgen Wirth Anderlan, secondo il quale “la linea rossa viene superata se improvvisamente ospiti non sono più grati a causa della loro visione politica. Il vero scandalo è che l’albergo è molto noto e i titolari sono buonisti che parlano sempre di libertà di espressione e tolleranza”. Anche dai Freiheitlichen sudtirolesi si sono schierati contro la scelta dell’albergo e hanno scritto a riguardo: “Se qualcuno soggiorna in Alto Adige, si comporta normalmente e paga, allora è un ospite gradito e può tornare. Questo deve valere per tutti”. Nel frattempo, il caso continua a far discutere, con opinioni divise tra chi vede nel rifiuto un atto di coraggio e chi lo considera una forma di censura.

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