Richard Ashcroft si racconta tra Oasis, Bitter Sweet Symphony e il nuovo album: “Le ragazze dicevano che ero troppo brutto”

Richard Ashcroft racconta al Corriere della Sera le difficoltà incontrate durante le riprese del video di 'Bitter Sweet Symphony', tra commenti sul suo aspetto e sfide logistiche.

Richard Ashcroft, 54 anni, ripercorre con entusiasmo, nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, l’estate appena trascorsa, in cui ha aperto i concerti della reunion degli Oasis in Regno Unito e Irlanda. «È stato enorme, unico, travolgente e irripetibile. Non sarà mai più così. Sono stato molto fortunato, non era scontata neanche la risposta del pubblico: loro erano lì per gli Oasis, ma sono stati così partecipi anche con le mie performance. L’ultima sera a Wembley ho alzato la testa e l’intero stadio era lì, con le luci dei telefoni accese».

Il legame con gli Oasis

La storia tra Ashcroft e i fratelli Gallagher risale agli anni Novanta. «Ci conosciamo da quando giravamo in furgone e nessuno sapeva chi fossimo. Loro hanno sostenuto i Verve, noi abbiamo sostenuto loro quando siamo diventati enormi con Urban Hymns, poi sono diventati giganteschi loro, io sono rimasto da solo. Adesso si è chiuso il cerchio e il fatto che mi abbiano chiamato è bellissimo perché ovviamente avrebbero potuto avere chiunque, ma credo fosse giusto, era scritto nel destino che fossi io, che terminassi Bitter Sweet Symphony e mezz’ora dopo partisse il loro show. Era la serata perfetta e loro sono stati magnifici, meglio di quello che la gente si immaginava».

Ricordi di Bitter Sweet Symphony

Il video del celebre brano rimane uno dei ricordi più vividi: «Ero un po’ imbarazzato, nessuno sapeva chi fossi e mi sentivo a disagio a prendere possesso della strada in quel modo. Ricordo di aver camminato accanto a una lavanderia e le due ragazze che erano lì hanno detto: “Non può essere una popstar, è troppo brutto”… Invece tutto è andato per il verso giusto, il video è ancora potente e la canzone continua a crescere negli ascolti, sta lì con i pezzi migliori della storia quindi non mi posso lamentare».

Nuovo album e rinascita

Ashcroft presenta il suo disco Lovin’ You, che unisce generi diversi: «Ero partito con l’idea di fare un album basato sui campionamenti musicali, come è il singolo Lover, ma a volte le etichette chiedono anche 20 o 30 mila dollari per farti usare un campionamento… Quindi ad un certo punto ho deciso di fare un disco molto eclettico, in cui la mia voce fosse il collegamento per legare tutto insieme, rock, soul, hip hop, blues, elettronici e anche country».

L’Italia è presente nel disco: «C’è una specie di giro per il mondo e l’Italia ha ben due menzioni. A Torino mi sono innamorato del Museo della Sindone perché mi interessa molto il concetto di rinascita e resurrezione, inteso anche come rinascita personale, quindi dico che a Torino “mi hai insegnato come morire e poi tornare a vivere”».

Speranza e amore

«Non volevo che i miei ascoltatori si sentissero soltanto tristi rispetto alla vita perché in questo momento penso ci sia bisogno di mantenere la speranza… Volevo si sentisse l’estasi, la gioia, e l’amore come sappiamo è incredibilmente potente ed è l’unica cosa che può prevalere sull’odio… Siamo tutti bravi a esprimere sentimenti negativi, ma esprimere la gioia non è facile come sembra, specie in questo periodo».

Con il nuovo album e la recente esperienza sul palco, Ashcroft dimostra che la sua energia creativa e il suo spirito rock restano intatti, capaci di ispirare generazioni di musicisti e fan.

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