Dopo anni di attesa e controversie, Abdellatif Kechiche presenta “Mektoub, My Love: Canto Due”, capitolo conclusivo della sua trilogia, al Locarno Film Festival. Il film segna un cambiamento rispetto ai precedenti, con i protagonisti che affrontano le sfide dell’età adulta.
Un’estate di cambiamenti e decisioni
La narrazione riprende le vicende di Amin, aspirante sceneggiatore, e del suo gruppo di amici a Sète nel 1994. Amin torna nella sua città natale dopo gli studi a Parigi, portando con sé una sceneggiatura che spera di realizzare. Il cugino Tony continua la sua vita da seduttore, mentre Ophélie, incinta di Tony, è indecisa sul futuro e considera l’aborto. L’arrivo del produttore americano Jack Patterson e della moglie Jessica introduce nuove dinamiche: Jack si interessa alla sceneggiatura di Amin, mentre Jessica sviluppa un legame ambiguo con Tony.
Dalla spensieratezza alla malinconia
Rispetto ai capitoli precedenti, “Canto Due” mostra un’evoluzione nei toni e nei temi. Se in “Canto Uno” prevaleva l’energia giovanile e l’erotismo disinibito, qui emerge una malinconica insoddisfazione. I personaggi si confrontano con scelte difficili e responsabilità, segnando il passaggio dalla giovinezza all’età adulta. La vitalità delle estati precedenti lascia spazio a riflessioni più profonde e a un senso di finitezza.
Un’opera travagliata e attesa
La realizzazione di “Canto Due” è stata segnata da numerose difficoltà. Dopo le polemiche suscitate da “Intermezzo” nel 2019, con accuse di sessismo e condizioni di lavoro inadeguate sul set, la produzione ha subito ritardi. Inoltre, Kechiche ha affrontato problemi di salute, tra cui un ictus che ha compromesso la sua capacità di parlare. Nonostante queste sfide, il regista è riuscito a completare il film, che ha debuttato in concorso al Locarno Film Festival, ricevendo un’accoglienza positiva.