La trasmissione “Portami a casa Kiss Kiss” si accende di spirito natalizio con la campagna “It’s Time” di Radio Kiss Kiss. In questa occasione, la presidente di Song ETS, Maria Maino, è intervenuta per raccontare come la musica possa diventare uno strumento di inclusione e cambiamento sociale, soprattutto tra i più giovani.
Song ETS: portare la musica dove ancora non c’è
Durante l’intervista, Maria Maino ha spiegato la missione principale di Song ETS:
“Noi vogliamo portare la musica dove ancora non c’è, perché secondo il fondatore della prorompente strategia del Sistema, il venezuelano José Antonio Abreu, di origini italiane ebraiche alle quali teneva molto, un bambino e una bambina che suonano e cantano saranno adulti migliori, a livello individuale e anche a livello sociale. Quindi questa è la nostra missione: la musica dà una marcia in più.”
L’obiettivo dell’associazione è chiaro: offrire ai bambini e alle bambine delle periferie la possibilità di avvicinarsi alla musica, creando così le basi per una crescita personale e collettiva. Maino ha sottolineato come la musica possa essere un potente strumento di trasformazione, capace di migliorare la vita dei ragazzi e delle loro comunità.
Orchestre e cori nelle periferie: il metodo Song ETS
Maria Maino ha raccontato nel dettaglio come Song ETS utilizzi la musica per favorire l’inclusione sociale:
“Noi seguiamo il consiglio del maestro Claudio Abbado: fateli suonare e cantare insieme. Quindi noi formiamo orchestre e cori nelle periferie, prevalentemente di Milano, e coinvolgiamo bambine e bambini che si ritrovano e imparano la musica gratuitamente da insegnanti che fondano questi laboratori. È una pratica esecutiva collettiva e poi la presentano in eventi aperti a tutto il pubblico, restituendo alla comunità la gioia di suonare e cantare insieme.”
Il progetto si basa sulla formazione di gruppi musicali che, oltre a imparare a suonare e cantare, si esibiscono in eventi pubblici, condividendo la loro passione con il quartiere. Maino ha evidenziato l’importanza della gratuità e della collettività:
“È una pratica esecutiva collettiva.”
L’iniziativa, nata a Milano, si ispira al modello venezuelano di José Antonio Abreu e si propone di essere replicata in altre città italiane.
Una rete internazionale per la musica inclusiva
L’intervista si è poi spostata sulle prospettive future e sulla dimensione internazionale del progetto. Maria Maino ha dichiarato:
“Noi siamo parte di una rete italiana: lavoriamo prevalentemente a Milano, però in tutte le regioni — come voleva già Abbado — ci sono progetti ispirati al Sistema, al cantare e suonare insieme. Poi alcuni di noi sono parte della rete di Sistema Europe, che unisce almeno 30 paesi europei e 80 progetti in tutta Europa. E poi il Sistema c’è ormai su praticamente tutti i continenti, forse non in Antartide, ma insomma lavoriamo a livello globale. Questo vuol dire proprio che anche noi suoniamo e cantiamo insieme agli altri.”
Maino ha ricordato con entusiasmo il summer camp di Sistema Europe a Pesaro:
“Proprio con il Sistema Europe vorrei ricordare quello che abbiamo fatto l’anno scorso a Pesaro: il summer camp di Sistema Europe è stato realizzato insieme a Libera Musica di Pesaro, che era Capitale italiana della Cultura. Lì siamo stati insieme ai nostri colleghi europei: ogni due o tre anni, ma anche negli anni intermedi con progetti più piccoli, facciamo grandi campi estivi in cui condividiamo le nostre esperienze di inclusione, di insegnamento, di formazione, proprio la gioia di fare musica insieme.”
La rete internazionale permette a Song ETS di confrontarsi e collaborare con realtà simili in tutta Europa, rafforzando il messaggio che la musica può davvero unire e cambiare le vite.
