Il docufilm “Le stanze di Verdi”, curato da Pupi Avati e diretto da Riccardo Marchesini, ha recentemente fatto tappa a Cremona, proiettato al cinema Filo. L’opera, che vede come protagonista Giulio Scarpati, offre un viaggio attraverso i luoghi cari al Maestro Giuseppe Verdi, esplorando aspetti meno noti della sua vita. Tuttavia, nonostante l’importanza storica di Cremona nella vita di Verdi, la città non compare nelle riprese del film.
Cremona e il legame con Verdi: un’assenza sorprendente
Cremona, città intrinsecamente legata alla figura di Giuseppe Verdi per i numerosi soggiorni che il Maestro vi trascorse in relazione ai suoi interessi agricoli, risulta sorprendentemente assente dal recente docufilm a lui dedicato. Una scelta che lascia perplessi, soprattutto considerando la prossimità geografica con Villa Sant’Agata, residenza storica del compositore, e la presenza nel territorio cremonese di luoghi che conservano tracce significative del suo passaggio.
L’esclusione della città appare ancora più inspiegabile se si pensa che nel 1982 proprio Cremona fu selezionata dal regista Renato Castellani come location per diverse scene del celebre sceneggiato televisivo dedicato alla vita di Verdi. Un riconoscimento, questo, che evidenziava il ruolo non marginale della città nella narrazione storica e culturale del compositore.
L’assenza di Cremona nel docufilm solleva quindi interrogativi sulla ricostruzione geografica e simbolica della vita di Verdi, lasciando fuori un tassello importante del mosaico che compone l’eredità del Maestro. Una decisione che, pur legittima da un punto di vista autoriale, risulta difficile da ignorare per chi conosce il profondo legame tra Verdi e il territorio cremonese.
La disputa territoriale e la frammentazione del patrimonio verdiano
Il docufilm si basa sul libro “Verdi non è di Parma” di Marco Corradi, che affronta la questione dell’appartenenza territoriale del compositore. Questa disputa ha portato a una frammentazione nella valorizzazione dei luoghi verdiani, con il rischio di trasformarli in “luoghi fantasma”. Nel film emergono immagini malinconiche di siti legati a Verdi: l’hotel San Marco di Piacenza in rovina, l’ospedale di Villanova d’Arda vuoto e Villa Sant’Agata chiusa al pubblico. Altri luoghi, come il mulino del Castellazzo di Villanova d’Arda e la chiesetta delle Spine di Castelvetro Piacentino, sono ridotti a macerie. Solo alcune località, come Roncole e Busseto, mantengono intatti i loro musei dedicati al Maestro.
Un’opera didattica che invita alla riflessione
Nonostante l’assenza di Cremona, “Le stanze di Verdi” si presenta come un’opera accattivante e didattica, capace di coinvolgere le nuove generazioni e di far riscoprire la grandezza del Maestro. La performance di Giulio Scarpati trascina lo spettatore nella vita e nelle passioni di Verdi, mettendo in luce quanto poco sia stato fatto per preservarne la memoria. Il film invita a una riflessione sulla necessità di unire le forze per valorizzare e conservare il patrimonio culturale legato a Giuseppe Verdi, evitando che luoghi significativi cadano nell’oblio.