Con la scomparsa di Papa Francesco, il primo Pontefice gesuita e il primo sudamericano a salire al soglio di Pietro, il mondo intero si ferma per riflettere non solo sulla sua figura umana e pastorale, ma anche sul segno profondo che ha lasciato nella storia recente della Chiesa cattolica. Il suo pontificato, iniziato il 13 marzo 2013 con un semplice e toccante “Buonasera” dalla Loggia delle Benedizioni, ha segnato un’epoca nuova: quella di una Chiesa che ha voluto spogliarsi di fasti e rigidità per tornare a parlare con il linguaggio della misericordia, dell’inclusione e dell’autenticità. Papa Francesco ha saputo usare le parole come strumenti di rottura e di guarigione. Le sue frasi, spesso semplici, dirette, ma intrise di profondità evangelica, sono diventate titoli, slogan, inni spirituali. In un’epoca dominata dai social media, il Pontefice ha saputo parlare ai cuori di credenti e non credenti, avvicinando la figura del Papa a quella di un padre amorevole, presente, capace di ascoltare e di indicare con umiltà una via.
“Chi sono io per giudicare?”
Probabilmente la frase più emblematica del suo pontificato. Pronunciata nel luglio del 2013 durante il volo di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro, in risposta a una domanda sull’omosessualità, divenne un vero e proprio spartiacque nel rapporto tra la Chiesa e le persone LGBTQ+. “Se una persona è gay, cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”: con queste parole, Francesco non cambiava la dottrina, ma ne rivoluzionava il tono, aprendo a una pastorale dell’accoglienza piuttosto che del rifiuto.
“Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade…”
Nel documento programmatico Evangelii Gaudium, Papa Francesco indicò la strada di una Chiesa “in uscita”, missionaria, capace di sporcarsi le mani, di andare incontro alle periferie esistenziali del mondo. Una Chiesa che non si rinchiude nei suoi palazzi, ma che cammina tra la gente. Questa visione ha avuto un impatto profondo sulle diocesi di tutto il mondo, incoraggiando progetti di evangelizzazione più diretti, inclusivi e meno clericali.
“Il tempo è superiore allo spazio”
Una delle “quattro tensioni” che Francesco ha spesso citato nei suoi discorsi e documenti. Con questa espressione, il Pontefice ha voluto sottolineare che è più importante avviare processi che occupare posizioni di potere. Un’idea che ha ispirato riforme pazienti ma decisive, soprattutto nella Curia romana, dove ha cercato di promuovere uno stile più sinodale e meno centralizzato.
“Questa economia uccide”
Nel documento Laudato Si’, l’enciclica sulla cura della casa comune, Papa Francesco ha lanciato una delle critiche più severe all’attuale modello economico mondiale. Con toni forti e appassionati, ha denunciato le disuguaglianze, la distruzione dell’ambiente e lo sfruttamento dei poveri, sostenendo una “conversione ecologica” che unisca giustizia sociale e ambientale. Questa visione ha avuto risonanza ben oltre i confini della Chiesa, influenzando leader politici, attivisti e accademici in tutto il mondo.
“Non dimenticatevi di pregare per me”
Una frase che Francesco ha ripetuto con costanza e che rappresenta il suo stile: umile, fraterno, consapevole della propria fragilità. Con questo invito, pronunciato per la prima volta nella sera della sua elezione, il Papa ha abbattuto la distanza tra lui e i fedeli, mostrando che anche il “Vicario di Cristo” ha bisogno del sostegno spirituale della sua comunità.
Un impatto profondo sul Vaticano e sulla Chiesa universale
Oltre alle parole, il pontificato di Papa Francesco ha lasciato segni concreti nel cuore del Vaticano. Tra le riforme più significative:
- La riorganizzazione della Curia Romana, culminata nella Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium (2022), che ha messo al centro l’evangelizzazione e ha reso più snello e trasparente l’apparato amministrativo vaticano.
- La lotta alla pedofilia e agli abusi nella Chiesa, con la creazione della Commissione per la Tutela dei Minori e l’emanazione di norme più rigide contro la copertura e l’omertà.
- L’apertura alla sinodalità, un cammino ecclesiale che coinvolge vescovi, sacerdoti e laici nella riflessione comune sulla direzione della Chiesa. Il Sinodo sulla sinodalità (2021-2024) ne è stato il frutto più visibile.
- Il dialogo interreligioso e la diplomazia della pace, culminati in incontri storici come quello con il Grande Imam di al-Azhar e i continui appelli alla cessazione delle guerre in Ucraina, Medio Oriente e Africa.
Conclusione: parole che restano
Papa Francesco ha saputo toccare temi delicati senza cedere al compromesso, restando fedele al Vangelo ma con lo sguardo rivolto ai segni dei tempi. Le sue frasi sono entrate nel lessico quotidiano non solo dei credenti, ma anche di chi si confronta criticamente con la Chiesa. Il suo impatto sul Vaticano è stato tanto umano quanto istituzionale: ha umanizzato il papato, abbassato le barriere, indicato una direzione diversa, più vicina alla gente e più lontana dal potere. E se oggi il mondo piange la sua scomparsa, è anche perché sa di aver avuto in Francesco una guida capace di tradurre la fede in gesti semplici e in parole che non si dimenticano.