Greta Thunberg e la vicenda della bandiera israeliana: le testimonianze dei giornalisti sulla Flotilla

Le testimonianze dei giornalisti sulla Flotilla raccontano quanto accaduto a Greta Thunberg durante la detenzione in Israele. Secondo alcune fonti, la giovane attivista sarebbe stata costretta a baciare la bandiera israeliana. Ecco i dettagli delle dichiarazioni e delle condizioni di detenzione.

Secondo quanto riportato da diverse testate, durante la detenzione in Israele dopo il fermo della Flotilla, Greta Thunberg sarebbe stata costretta a baciare la bandiera israeliana. La notizia è stata diffusa da alcuni giornalisti che erano presenti sulla nave insieme all’attivista. Le fonti sottolineano che l’episodio sarebbe avvenuto durante l’interrogatorio da parte delle autorità israeliane.

Condizioni di detenzione e testimonianze

Secondo le testimonianze raccolte da Il Manifesto, i giornalisti e gli attivisti fermati durante l’operazione sarebbero stati sottoposti a trattamenti duri e umilianti. Alcuni di loro hanno raccontato di essere stati “derisi, picchiati, lasciati senz’acqua” e di aver trascorso “due giorni in cella” in condizioni estremamente difficili. Le voci raccolte descrivono un clima di forte pressione psicologica e fisica, con persone costrette a restare per lunghe ore senza cibo né informazioni chiare sul proprio stato. Una delle testimonianze più forti proviene da un’attivista che ha dichiarato: “Ci hanno tolto l’acqua, ci hanno lasciato senza cibo per ore. Nessuno ci diceva cosa stesse succedendo o per quanto tempo saremmo rimasti lì”. Secondo alcune fonti vicine agli eventi, anche Greta Thunberg, nota attivista per il clima presente tra i fermati, avrebbe subito lo stesso tipo di trattamento, senza alcuna distinzione rispetto agli altri partecipanti, suscitando ulteriori interrogativi sul rispetto dei diritti umani durante l’operazione.

La questione della bandiera israeliana

Secondo quanto riportato da Repubblica, durante l’interrogatorio Greta Thunberg sarebbe stata costretta a baciare la bandiera israeliana. La notizia è stata rilanciata anche da altri media, ma secondo alcune fonti non sarebbe stato possibile verificare in modo indipendente l’accaduto. Il Corriere della Sera riporta che le autorità israeliane non hanno commentato ufficialmente la vicenda. Alcuni giornalisti presenti hanno confermato che durante la detenzione sono stati sottoposti a pressioni, ma non tutti hanno assistito direttamente all’episodio che riguarda Thunberg.

Reazioni e sviluppi

Le testimonianze rilasciate dai giornalisti coinvolti nell’episodio hanno generato un’ondata di reazioni da parte di numerose organizzazioni internazionali per i diritti umani, che hanno espresso forte preoccupazione per le condizioni in cui si sarebbero svolti i fermi e le detenzioni. Diverse ONG hanno richiesto alle autorità competenti chiarimenti dettagliati sull’operato delle forze israeliane e sul rispetto delle convenzioni internazionali che tutelano i diritti dei detenuti, soprattutto quando si tratta di membri della stampa e attivisti civili.

Secondo fonti vicine all’amministrazione, le autorità israeliane avrebbero avviato un’indagine interna preliminare per verificare le modalità con cui sono stati gestiti i fermati della Flotilla, in particolare alla luce delle accuse di maltrattamenti, privazione di beni essenziali e presunte violazioni procedurali.

Nel frattempo, i giornalisti coinvolti continuano a denunciare pubblicamente quanto accaduto, sottolineando l’importanza di garantire trasparenza, legalità e rispetto dei diritti fondamentali in ogni fase delle operazioni di fermo. Molti di loro hanno ribadito che, al di là dell’esperienza personale, ciò che è in gioco è il diritto all’informazione e la libertà di documentare eventi di interesse pubblico, anche (e soprattutto) in contesti delicati e controversi come quello della missione umanitaria in questione.

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