Debutto al Festival di Berlino
Fabio Testi, l’attore italiano noto per il suo fascino e la sua lunga carriera nel cinema, debutta al Festival di Berlino all’età di 83 anni. “È un grande onore per me partecipare a questo prestigioso evento”, ha dichiarato Testi, visibilmente emozionato. La sua carriera cinematografica, iniziata come comparsa in film di pirati, ha visto una svolta significativa con il suo ruolo in “Il giardino dei Finzi-Contini”, che gli ha aperto le porte del successo internazionale. Questa volta grazie ai registi francesi Hélène Cattet e Bruno Forzani è protagonista del film Reflection in a Dead Diamond, co-produzione italiana presentata in concorso nella kermesse tedesca. “Per quanto riguarda il mio passato è davvero meraviglioso per me essere qui a Berlino, perché quando ho iniziato a fare film a quattordici-quindici anni, allora vivevo sul Lago di Garda e facevo lavori saltuari durante l’estate, mi sono ritrovato a fare, insieme ai miei amici, solo comparse in film di pirati”, ha dichiarato Testi che poi ha continuato: “Allora non mi è mai venuto in mente, né mai avrei sognato che un giorno sarei stato, alla mia età, qui al Festival del Cinema di Berlino. Ho fatto più di cento film e sono stato in tutti i tipi di festival come Venezia, poi in concorso a Cannes, ma non ero mai stato a Berlino prima. Quindi grazie al destino e al buon Dio che mi ha dato oggi questa opportunità di essere qui e partecipare con i miei amici a questo momento”.
La carriera
Fabio Testi iniziò la sua carriera come stuntman, lavorando in alcune grandi produzioni del cinema italiano. Il primo film importante a cui prese parte, anche se senza un ruolo accreditato, fu “C’era una volta il West” (1968) di Sergio Leone. Grazie a questa esperienza, riuscì a entrare nel mondo del cinema come attore protagonista. Negli anni ’70, Testi divenne un volto di spicco del cinema di genere italiano. Tra i suoi film più importanti troviamo: “Il giardino dei Finzi-Contini” (1970) di Vittorio De Sica, che vinse l’Oscar come miglior film straniero, “Camorra” (1972) di Pasquale Squitieri, “Revolver” (1973) di Sergio Sollima, un poliziesco che lo vide protagonista accanto a Oliver Reed, “La vittima designata” (1971) di Maurizio Lucidi, un thriller psicologico ispirato al romanzo “L’altro uomo” di Patricia Highsmith e “L’importante è amare” (1975) di Andrzej Żuławski, in cui recitò accanto a Romy Schneider. Grazie alla sua bellezza e al suo carisma, Testi divenne anche un sex symbol, molto apprezzato dal pubblico femminile.
Gli anni ’80 e ’90: televisione e cinema d’autore
Negli anni ’80, Fabio Testi iniziò a lavorare sempre più frequentemente per la televisione, apparendo in diverse serie e fiction. Tuttavia, non abbandonò mai il cinema, collaborando con registi come Dario Argento nel thriller horror “Il gatto a nove code” (1971), Luigi Comencini in “L’innocente” (1976) e Ermanno Olmi in “Cantando dietro i paraventi” (2003).
Poesie d’amore a teatro e in chiesa
Oggi, Fabio Testi si dedica a una nuova forma di espressione artistica: la recitazione di poesie d’amore. “Mi piace portare la bellezza della poesia al pubblico, sia nei teatri che nelle chiese”, ha spiegato. Questa nuova avventura artistica gli permette di esplorare un lato più intimo e riflessivo della sua personalità, lontano dai riflettori del cinema. Testi si esibisce in rappresentazioni teatrali in cui la poesia diventa protagonista, offrendo al pubblico un’esperienza unica e coinvolgente. Fabio Testi continua a essere, dunque, una figura affascinante nel panorama culturale italiano, capace di reinventarsi e di sorprendere con nuove sfide artistiche.