Dead Man’s Wire: Gus Van Sant racconta il caso Tony Kiritsis

Il nuovo film di Gus Van Sant, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, narra la storia vera di Tony Kiritsis, interpretato da Bill Skarsgård.

Gus Van Sant presenta alla Mostra del Cinema di Venezia il suo ultimo lavoro, "Dead Man’s Wire", ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto negli Stati Uniti negli anni ’70. Il film, interpretato da Bill Skarsgård e Dacre Montgomery, esplora le dinamiche di potere e disperazione che hanno portato a un sequestro senza precedenti.

Il caso Tony Kiritsis: una storia vera

L’8 febbraio 1977, Anthony G. "Tony" Kiritsis, 44 anni, entrò nell’ufficio di Richard O. Hall, presidente della Meridian Mortgage Company, e lo prese in ostaggio. Kiritsis legò un cavo al collo di Hall, collegandolo al grilletto di un fucile a canne mozze calibro 12, creando così un "dead man’s wire". In questo modo, qualsiasi movimento improvviso avrebbe potuto far partire un colpo mortale. L’obiettivo di Kiritsis era ottenere 5 milioni di dollari, l’immunità da accuse legali e scuse personali da parte della famiglia Hall, che accusava di averlo truffato e portato alla rovina finanziaria.

Interpretazioni intense e personaggi complessi

Bill Skarsgård offre una performance intensa nel ruolo di Tony Kiritsis, un uomo tormentato che, sentendosi tradito dal sistema finanziario, decide di prendere in mano la situazione con metodi estremi. La sua interpretazione bilancia follia, dramma e momenti di comicità, rendendo il personaggio complesso e umano. Dacre Montgomery, nel ruolo di Richard Hall, rappresenta la controparte drammatica, un uomo d’affari che si trova improvvisamente vittima di un sequestro, mostrando le sue vulnerabilità e conflitti interiori.

Uno stile che richiama i polizieschi anni ’70

Gus Van Sant adotta uno stile visivo che richiama i polizieschi degli anni ’70, utilizzando una particolare grana dell’immagine, colori dominanti e un montaggio enfatico con transizioni dettagliate e immagini statiche. Questo approccio stilistico non solo alleggerisce la narrazione, ma distingue il film all’interno della filmografia del regista. Nonostante sia stato presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, "Dead Man’s Wire" ha ricevuto apprezzamenti per la sua capacità di intrattenere e far riflettere sulle dinamiche di potere e sulle ingiustizie sociali.

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