Con “Da 5 Bloods”, Spike Lee affronta uno dei capitoli più dolorosi della storia americana, portando su schermo le ferite – mai rimarginate – dei veterani afroamericani della guerra del Vietnam. Presentato nel 2020 e distribuito da Netflix, il film, candidato all’Oscar, intreccia memoria personale, trauma collettivo e denuncia civile, elementi ricorrenti nella poetica del regista newyorkese.
Il ritorno in Vietnam dei “Bloods”
La storia segue quattro veterani che tornano in Vietnam decenni dopo il conflitto. Il loro obiettivo è duplice: recuperare i resti del loro comandante caduto e ritrovare un tesoro nascosto durante la guerra. Questa doppia missione riapre conflitti irrisolti, costringendo i protagonisti a fare i conti con ciò che hanno lasciato dietro di sé e con quanto il loro Paese non ha mai restituito loro.. Il film, distribuito nel 2020 e candidato all’Oscar, affronta temi come memoria, identità, razza e traumi irrisolti.
Il cast
Tra gli interpreti spicca Delroy Lindo, protagonista di una delle prove più intense della sua carriera. A lui si affianca Chadwick Boseman, nel ruolo del comandante Stormin’ Norman, figura chiave del gruppo e simbolo morale dell’intero racconto. La sua presenza, seppur limitata nel minutaggio, ha un peso emotivo profondo all’interno della narrazione.
La regia di Spike Lee
La sceneggiatura intreccia abilmente presente e passato, utilizzando materiali di repertorio, riferimenti storici e flashback improvvisi. La guerra del Vietnam diventa non solo un contesto, ma un’ossessione, un luogo dell’anima in cui i personaggi sono rimasti intrappolati, e l’America stessa con loro. Spike Lee, da sempre impegnato nel raccontare la complessità dell’esperienza afroamericana, utilizza questo ritorno al Vietnam per denunciare la doppia battaglia combattuta da quei soldati: contro il nemico sul campo e contro la discriminazione nel proprio Paese.
