A Diamante, in Calabria, nove persone sono indagate dopo i decessi causati da un’intossicazione da botulino. Tra gli indagati ci sono cinque medici. Le indagini si concentrano sulla possibilità che non sia stata fatta una diagnosi tempestiva. L’intossicazione sarebbe stata collegata al consumo di alimenti acquistati in un chiosco della zona.
Le indagini e i sospetti sulla diagnosi
Secondo quanto riportato da Sky TG24, la Procura avrebbe iscritto nel registro degli indagati nove persone, tra cui cinque medici che avrebbero avuto in cura i pazienti deceduti. L’ipotesi di reato riguarda la mancata diagnosi tempestiva dell’intossicazione da botulino. Gli inquirenti stanno raccogliendo le cartelle cliniche e ascoltando i testimoni per ricostruire le fasi dei ricoveri e delle cure prestate. Sembra infatti che i sintomi siano stati inizialmente confusi con altre patologie, ritardando così l’individuazione della causa reale del malessere.
Il racconto dei residenti e la storia del chiosco
Come riporta Repubblica, molti abitanti di Diamante hanno dichiarato di frequentare da anni il chiosco dove sarebbero stati acquistati gli alimenti sospetti. “Mangiamo lì da sempre, non ci era mai successo nulla”, ha detto una residente. Alcuni clienti abituali hanno raccontato di non aver mai avuto problemi in passato e di essere rimasti sorpresi dall’accaduto. Il chiosco è stato posto sotto sequestro per permettere i controlli delle autorità sanitarie.
Sintomi e difficoltà nella diagnosi
La Gazzetta dello Sport, nella sezione Salute, spiega che i sintomi dell’intossicazione da botulino possono essere difficili da riconoscere nelle prime fasi. Tra i segnali più comuni ci sono debolezza, difficoltà a deglutire e problemi respiratori. Secondo alcuni rumors, proprio la natura poco specifica dei sintomi avrebbe contribuito al ritardo nella diagnosi. Le autorità sanitarie stanno lavorando per chiarire la dinamica degli eventi e verificare eventuali responsabilità.