Achille Costacurta: “A Parma un anno e sette mesi: non ce la facevo più”

Il figlio di Billy Costacurta e Martina Colombari racconta il suo difficile percorso tra comunità di recupero, dipendenze e il desiderio di un nuovo inizio.

Achille Costacurta, figlio dell’ex calciatore Billy Costacurta e dell’attrice Martina Colombari, ha recentemente condiviso dettagli intimi del suo passato, segnato da esperienze difficili e scelte sbagliate. In una diretta su TikTok, ha raccontato il periodo trascorso in una comunità di recupero a Parma e il suo impegno per un futuro migliore.

L’esperienza in comunità a Parma

All’età di 15 anni, Achille è stato inviato in una comunità di recupero a Parma, dove ha trascorso un anno e sette mesi. “Sono stato un anno e sette mesi in un centro penale a Parma. Eravamo ragazzi di tutte le età, in camere da quattro ed eravamo in 30”, ha raccontato. Ha descritto l’esperienza come traumatica, sottolineando le restrizioni imposte: “Non potevo uscire né fare nulla”. Nonostante le difficoltà, ha riconosciuto che questo periodo lo ha aiutato a crescere e a riflettere sui suoi errori. 

La lotta contro le dipendenze

Achille ha parlato apertamente della sua battaglia contro le droghe, iniziata al compimento dei 18 anni. “Ho iniziato al mio diciottesimo compleanno. Sono andato avanti per otto mesi”, ha confessato. La sostanza principale era la mescalina, un allucinogeno naturale che altera la percezione fino a farti credere onnipotente. “Quando sei sotto, ti senti Dio. Pensavo di poter salvare il mondo: regalavo le collane d’oro ai senzatetto, portavo a casa i ragazzi che fumavano crack per farli lavare. Ma stavo solo distruggendo me stesso”, ha ammesso. Oggi, però, guarda a quella fase con lucidità: “Sono stato fortunato ad averla attraversata a questa età. Meglio che scoprirla a 45 anni con una famiglia sulle spalle”.

Un nuovo inizio a Mondello

Dopo aver affrontato le sue dipendenze e le difficoltà del passato, Achille ha deciso di trasferirsi a Mondello, in Sicilia, per ricominciare. “Mi sento rinato. Non tocco droghe, sto bene e ho recuperato il rapporto con i miei genitori”, ha dichiarato. Ha trovato nella comunità locale un’accoglienza calorosa e ha iniziato a dedicarsi a nuovi progetti. Tra questi, il sogno di aprire un centro per ragazzi con sindrome di Down, dimostrando il suo desiderio di contribuire positivamente alla società.

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