Stefano Accorsi: “Per un attore è importante essere attivi rispetto a questo mestiere”

In Stasera che serie Lucilla ha avuto la possibilità di chiacchierare con l’attore Stefano Accorsi, attualmente impegnato al cinema e in ben due serie televisive in streaming.

Anche questa mattina abbiamo un super ospite e se non lo sento almeno una volta all’anno, il programma non può andare avanti. È con noi a Stasera che serie Stefano Accorsi! Ciao Stefano, bentornato!

Grazie di questa intro incredibile. È un piacere anche per me.

Ci fa sempre piacere quando torni. Poi ti aspettiamo anche dal vivo, negli studi di Radio Kiss Kiss. Nel frattempo, però, ti abbiamo intercettato in un momento davvero concitato perché sei su tre fronti diversi al momento. Partiamo dal primo fronte. Il 5 dicembre su Prime Video The Bad Guy 2. Sei nel cast insieme a Claudia Pandolfi e Luigi Lo Cascio e direi che sei irriconoscibile. Mi dici qualcosa sul tuo personaggio?

Io ero un super fan della prima serie. Conoscevo già i due registi, veramente bravi, di cui avevo visto il primo film e ci eravamo conosciuti. Mi piacciono molto le new entry nelle serie e quindi quando mi hanno parlato di questo personaggio, un maggiore dei servizi segreti con qualche disturbo comportamentale, l’ho subito trovato non solo affascinante, ma molto coerente con le loro corde narrative. Ci siamo divertiti ad immaginare alcune cose, a partire da questo biondo. C’è un po’ di Patrick Swayze in Point Break e un po’ di Robert Radford prima maniera. Insomma, un personaggio che anche dal punto di vista “pilifero” riserva delle sorprese.

Adesso voglio lanciarti una provocazione. Non so se hai letto quello che ha detto Quentin Tarantino. Si è lamentato che i maggiori incassi di quest’anno siano tutti sequel ed ha stabilito che non si fanno più prodotti originali, quanto meno ad Hollywood. Sei d’accordo? Sono finite le idee?

Sono abbastanza d’accordo che si tratti di una specie di maxi serie, tipo i prodotti della Marvel. È come se fosse una serie all’ennesima potenza. In qualche modo raccontano comunque qualcosa dello spirito dei tempi. Ed è vero che i film d’autore come Scorsese con Di Caprio trovano la loro strada, ma sicuramente faticano di più. Però quello che mi colpisce in Italia è che, al di là di questi grandi incassi degli Stati Uniti, il cinema d’autore ha ritrovano una sua identità.

Penso però che operazioni come Dune o Mad Max siano riuscite ad avvicinare le nuove generazioni al cinema…

Sono d’accordissimo. Infatti hai citato due casi nei quali dietro la macchina da presa ci sono grandi autori. La cosa interessante è che dietro ad un film di genere, c’è un grande autore.

Tu sei solito recitare con dei grandissimi talenti molto giovani. Ultimamente hai messo sotto i riflettori qualche attore o attrice giovane che trovi molto in gamba?

Ultimamente ho lavorato con Tecla Insolia, una ragazza di vent’anni con cui ho fatto sia L’arte della gioia, serie di Valeria Golino, che un film su Vivaldi dal titolo 10 giorni. È una ragazza di grande talento e duttilità perché appunto duttilità, curiosità e intelligenza sono tutti fondamentali per un attore. Quando ci sono casi di persone che hanno talento e intelligenza io sono sempre molto felice per loro.

È bello perché così’ diventi anche un po’ il mentore. Se hai questo approccio qui puoi anche dare dei consigli e diventa prezioso anche per gli attori giovani.

Consigli solo se caldamente richiesti, altrimenti penso sempre che sia un dare-avere. Nel senso che, trovare sul set un giovane attore ti risveglia qualcosa che in parte avevi scordato. È sempre un darsi reciproco.

Se invece dovessi chiederti il consiglio più prezioso che hai ricevuto nella tua carriera?

Una volta Franco Nero disse una cosa che mi rimase impressa. Il primo film della mia vita era Fratelli e sorelle di Pupi Avati, film in concorso alla Mostra di Venezia. Una sera ci troviamo ad una cena insieme ad alcuni politici ed era una cosa nella quale non mi riconoscevo. Franco dall’alto della sua saggezza mi disse “Ste, ma che ti frega. Mica te li devi sposare”. Poi ho relativizzato quel momento e quelle frasi anche semplici. Non era attinente alla recitazione, ma fare il mio mestiere non è solo recitazione. È anche tenacia, spirito di iniziativa. Alle volte mi rendo conto che l’atteggiamento da non avere in tanti casi è di sedersi ad aspettare il famoso telefono che suona. Piuttosto prendere, uscire ed inventarsi qualcosa, scrivere, andare incontro alla gente… questa è una cosa veramente importante: essere attivi rispetto a questo mestiere.

Prima di lasciarti andare ai tuoi impegni, c’è una serie tv che considereresti il tuo guilty pleasure?

A proposito di guilty pleasure, per me esiste comunque il pleasure. Ti metto Breaking Bad e True Detective tra le mie best, ma quando guardo una serie più di intrattenimento, se è fatta bene, per me ha sempre a che fare con il piacere di guardare una cosa ben fatta.

Ecco, ci sono anche serie un po’ più easy e di intrattenimento che sono comunque bellissime.

Ma certo. Ripley è stupenda, ma se c’è una serie che non mi intriga non la guardo, sia che sia di intrattenimento o più sofisticata. Per me l’effetto è uguale. Se mi prende, vale. Se non mi prende, non vado avanti.

Stefano, ti invito ancora qui negli studi perché gli spunti che si aprono sono tantissimi. Gli appuntamenti con te sono su Prime Video con The Bad Guy 2, al cinema con Diamanti dal 19 dicembre e su Netflix con Il treno dei bambini. Grazie e buon lavoro.

Grazie mille a te!

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