Il colpo di Aurelio De Laurentiis si chiama Walter Mazzarri e, tanto per intenderci, non siamo nel 2009 quando al Quirinale c’era Giorgio Napolitano. E sono anche trascorsi più di dieci anni da Roma-Napoli (2-1) del 19 maggio 2013 che sanciva la fine della prima esperienza azzurra del tecnico livornese. Due lustri che hanno visto il club migliorare a livello di risultati e consolidare il suo essere big (specie in Italia) passando da Benitez al tricolore sfiorato nel triennio sarriano, dalle esperienze non proprio indimenticabili di Ancelotti e Gattuso fino allo scudetto di Spalletti.
Dopo cinque mesi di Garcia con più ombre che luci, culminati nell’inevitabile esonero, il presidente ha deciso di riaffidarsi al toscano per provare a ricreare quell’entusiasmo scomparso a poco a poco, nei tifosi prima e poi anche nei giocatori. Obiettivo: rimettere in carreggiata una squadra che, tranne Kim, è uguale a quella vincente -a tratti, strabordante- dello scorso anno, forse anche migliore nelle cosiddette seconde linee. Peraltro, il Napoli non è messo male: in campionato è quarto (con diversi scontri diretti da disputare), in Champions è ad un passo dagli ottavi e ha da giocarsi ancora Coppa Italia e Supercoppa. Motivi che hanno spinto il 62enne livornese -che manco ha chiamato gli avvocati- ad accettare senza riserve, firmando un contratto di sette mesi ad un milione, bonus compresi. Una dimostrazione d’affetto, certamente, ma pure la consapevolezza di doversi rilanciare dopo le ultime esperienze non esaltanti e lo stop di un anno e mezzo seguito alla cacciata da Cagliari. Mazzarri, dunque, torna con la voglia di rimettersi in gioco, forte di una grande sintonia con la città e con lo stesso De Laurentiis. Due le garanzie date al club: il 4-3-3 (almeno all’inizio, lasciando da parte il fidato 3-5-2) e la ripresa di un calcio propositivo come quello di Spalletti.
Rispetto al “suo” primo Napoli, Walter avrà a disposizione una rosa molto più competitiva, sfruttarne a pieno tutte le potenzialità sarà un piacere oltre che un dovere. Ma eviterei di chiedergli chi sceglierebbe tra Hamsik-Lavezzi-Cavani e Zielinski-Kvaratshkelia-Osimhen, dopo che li avrà allenati. Mica domandereste ad un bambino se vuole bene di più a mamma o papà?