“L’autismo non è un limite” è uno dei principali messaggi che il film La vita da grandi di Greta Scarano intende trasmettere. La pellicola narra il viaggio di due fratelli autistici, che affrontano le sfide quotidiane della vita, ed è ispirata alla storia di Damiano e Margherita Tercon, due content creator impegnati da tempo nella sensibilizzazione su questi temi. Attraverso i loro social, condividono la loro quotidianità unica, offrendo uno spunto di riflessione sul mondo dell’autismo. Nel film, Damiano è interpretato da Yuri Tuci, un attore autistico, che in un’intervista al Corriere della Sera ha raccontato la sua esperienza. Dal sogno finalmente realizzato di apparire sul grande schermo e calcare i palchi, alla diagnosi di autismo ricevuta a 18 anni, Tuci ha condiviso le difficoltà e le sfide che questo percorso ha comportato nella sua vita.
L’autismo “ad alto funzionamento” di Yuri Tuci
Tuci ha raccontato come questa condizione abbia influenzato la sua vita fin dall’infanzia. “Ho sempre avuto difficoltà a relazionarmi con gli altri”, ha spiegato. “Le persone spesso non capiscono cosa significhi vivere con l’autismo”. Nonostante le sfide, Tuci ha trovato nella recitazione un modo per esprimere se stesso e superare le barriere che l’autismo gli ha posto davanti.
Il bullismo e le crisi
Durante la sua infanzia e adolescenza, Tuci ha dovuto affrontare episodi di bullismo che hanno lasciato un segno profondo nella sua vita. “Ero diverso e questo spaventava i miei compagni”, ha dichiarato. Le crisi emotive erano frequenti e spesso incomprese dagli altri. “Piangevo molto e non sapevo come gestire le mie emozioni”, ha confessato. Tuttavia, queste esperienze difficili non hanno fermato la sua determinazione. Tuci ha trovato nella recitazione un rifugio sicuro, un luogo dove poteva essere se stesso senza paura di giudizi.
La recitazione come rinascita
La scoperta della recitazione è stata per Tuci una vera e propria rinascita. “Recitare mi ha reso felice”, ha affermato con convinzione. Attraverso il teatro e il cinema, Tuci ha potuto esplorare nuove dimensioni di se stesso e trovare un modo per comunicare con il mondo. “Sul palco, mi sento libero”, ha detto. La recitazione gli ha permesso di trasformare le sue vulnerabilità in punti di forza, offrendo al pubblico interpretazioni autentiche e toccanti.
Guardare la normalità dallo specchietto retrovisore
Tuci ha spiegato come la sua condizione gli permetta di osservare la “normalità” da una prospettiva unica. “È come guardare la vita dallo specchietto retrovisore”, ha detto. Questa visione gli ha dato la capacità di apprezzare le piccole cose e di affrontare la vita con una consapevolezza diversa. “Nonostante le difficoltà, sono grato per quello che sono”, ha concluso. La sua storia è un esempio di come le sfide possano essere trasformate in opportunità di crescita e di espressione artistica.