Alla soglia dei novant’anni, Woody Allen aggiunge un nuovo capitolo alla sua straordinaria carriera. Quattro volte premio Oscar, regista di oltre cinquanta film e autore di opere teatrali e raccolte di racconti, debutta ora come romanziere con Che succede a Baum? (La Nave di Teseo), un romanzo che segna il suo ritorno creativo in una forma inedita.
«Baum, il protagonista, parla molto da solo. Sarebbe stato troppo complicato farci un film», spiega Allen nel corso di una lunglunga intervista a 7, pubblicata anche dal Corriere della Sera , che compirà 90 anni il prossimo 30 novembre. Il libro, infatti, nasce da un’idea che ha preso forma nel tempo: «È cominciato tutto, come sempre succede, con il personaggio. Ci ho pensato, l’ho lasciato da parte per un po’, poi ho continuato a lavorarci tra un film e l’altro. Tutto è nato da Baum».
Dalla crisi del personaggio al romanzo
Nel romanzo, il protagonista — uno scrittore in crisi con la propria arte e con la moglie — parla ad alta voce con sé stesso. Un espediente narrativo che, spiega Allen, non si adattava né a un film né a una pièce teatrale:
«In un libro puoi lasciare che la mente di un personaggio vaghi ovunque. E non ci sono le spese di location, set e attori. Baum si è formato naturalmente come protagonista di un libro. Dopo tanti anni il lavoro, per me, resta una distrazione: mi impedisce di pensare a ciò che si sente al telegiornale, al passare del tempo».
La scrittura e i ricordi con Mel Brooks
Allen ricorda anche i suoi esordi nella “stanza degli scrittori” della televisione americana, accanto a nomi leggendari come Mel Brooks e Carl Reiner:
«Io scrivo molto velocemente. Ma la scrittura non è la parte difficile: lo è pensare prima a ciò che vuoi dire. Quando ho lavorato con Mel, era un tipo di lavoro diverso. C’erano tanti scrittori in una stanza, e quando ci sono tante persone che parlano, il lavoro è corale e per sua natura più veloce».
Cinema e libertà creativa
Il passaggio dal cinema alla letteratura è anche una questione di libertà:
«Quando si fa un film tutto è così costoso che non si hanno molte opzioni. Con un libro, se qualcosa non ti piace, puoi semplicemente strappare la pagina e ricominciare. Ma proprio per questo un romanzo ti fa impazzire, perché hai un milione di scelte per ogni piccola cosa».
E sulla scrittura aggiunge una riflessione lucida:
«Ammiro i romanzieri che hanno lavorato per anni su grandi libri. Ora capisco quale fosse il problema: la possibilità di cambiare sempre tutto, senza fine».
Le decisioni e i rimpianti
In Che succede a Baum? emerge uno dei temi centrali della filosofia alleniana: l’impossibilità dell’intelligenza di proteggerci dagli errori.
«In realtà si fanno molte più scelte giuste, solo che quelle sbagliate risuonano di più nelle nostre vite. Sono più dolorose e drammatiche, e finiscono per mettere tutto in ombra. Ma se le sommiamo tutte, scopriamo che nella vita le decisioni giuste sono molte di più».
La musica e la solitudine
Anche in questo romanzo la musica ha un ruolo essenziale. Il personaggio di Weinstock, mentore del protagonista, abbandona tutto per suonare:
«La musica è una di quelle cose positive della vita. Ce ne sono molte negative, ma la musica è tra le poche che portano piacere. Immaginavo questo brillante intellettuale lasciare tutto per suonare il tamburello, perché questo gli dà più gioia che lottare con domande senza risposta».
Allen stesso, clarinettista appassionato, continua a suonare con la sua band:
«Mi piace moltissimo la musica. È stata una parte importante della mia vita. Non devo pensare, non devo preoccuparmi di nulla: posso semplicemente suonare, ed è un piacere pre-intellettuale».
Lo sport, l’altra passione
A dispetto dell’immagine fragile dei suoi personaggi, Allen rivela una giovinezza più dinamica di quanto si creda:
«Al contrario di quello che pensa la gente, da ragazzo ero un discreto atleta, tra baseball e atletica. E lo sport continua ad appassionarmi come spettatore. Mi sto godendo i playoff del baseball, ma seguo tutto: basket, football… oggi questi sport sono diventati quasi un’altra cosa rispetto a cinquant’anni fa».