Rkomi, pseudonimo di Mirko Manuele Martorana, è un artista milanese classe 1994 che ha saputo distinguersi nel panorama musicale italiano grazie alla sua versatilità e al suo stile unico. Dopo aver esordito nel 2022 al Festival di Sanremo con il brano “Insuperabile”, Rkomi è tornato sul prestigioso palco dell’Ariston nel 2025, presentando la canzone “Il ritmo delle cose”. Questo brano, caratterizzato da sonorità elettro-pop, affronta temi attuali come la solitudine nell’era digitale, offrendo una riflessione sul modo in cui la tecnologia influenza le relazioni umane.
I fiori regalati alla signora Cristina
Durante la sua esibizione nella seconda serata del Festival di Sanremo 2025, Rkomi ha sorpreso il pubblico con un gesto inaspettato. Al termine della performance, dopo aver ricevuto il tradizionale mazzo di fiori dal conduttore Carlo Conti, l’artista ha chiesto: “Posso permettermi? Posso regalare questi meravigliosi fiori alla signora Cristina?”. Ma chi è la signora Cristina? Rkomi ha spiegato che la signora Cristina e il signore che hanno ballato sul palco durante l’esibizione “sono miei parenti, vengono dalla Corsica. Mi hanno insegnato loro a parlare in corsivo” ha scherzato il cantante.
Il testo di “Il ritmo delle cose”
Dove sono i soldi adesso
Che sei rimasta sola?
Pornografia ma senza sesso
Effetto senza droga
Dov’è il tuo Dio?
Pensavo poveri, poveri noi
Non sono problemi tuoi
Il caos non sciopera mai
Ovunque prende forma
Ultimamente fumo ed esco
Veramente poco
Sto in mutande mentre fisso
Stupidamente il vuoto
Ancora e poi di nuovo
Finché l’alba va via dalla via
Non mi è più chiaro se sia
Musica o burocrazia
Questo caos che forma
Il ritmo delle cose
Il ritmo che ci muove
Ci corre nella gola
Ci spezza le parole
È il ritmo delle cose
E ti stancherai come fai coi vestiti
Mi romperai come i tuoi giochi preferiti
Quante cose distruggiamo costruendo
È un violento decrescendo
È un moderno decrescendo
È un inferno a fuoco lento
Amore senza sentimento
È un violento decrescendo
E ti stancherai come fai coi vestiti
Mi romperai come i tuoi giochi preferiti
Quante cose distruggiamo costruendo
È un violento decrescendo
Si può fermare la pioggia
Ma è inutile scomodare i cieli
Se in quelle macchie di Rorschach
Ci vedo cose, le più crudeli
Buttati nel mondo, siamo alla prova
Come si lancia per caso un bouquet da sposa
Esco da un’altra festa, esco dall’algoritmo
Ritrovo la bellezza solo dietro l’imprevisto
È caos che corre
Che lento muore
Il ritmo delle cose
Il ritmo che ci muove
Ci corre nella gola
Ci spezza le parole
È il ritmo delle cose
E ti stancherai come fai coi vestiti
Mi romperai come i tuoi giochi preferiti
Quante cose distruggiamo costruendo
È un violento decrescendo
È un moderno decrescendo
È un inferno a fuoco lento
Amore senza sentimento
È un violento decrescendo
E ti stancherai come fai coi vestiti
Mi romperai come i tuoi giochi preferiti
Quante cose distruggiamo costruendo
È un violento decrescendo
Forse solo la stanchezza
Ti porta dentro quella stanza
Che hanno chiamato libertà
Di dire no, di dire basta
Questo casino mi somiglia
È il lato oscuro in piena vista
O è forse merda di un artista
È il ritmo delle cose
Il ritmo che ci muove
Ci corre nella gola
Ci spezza le parole
È il ritmo delle cose
E ti stancherai come fai coi vestiti
Mi romperai come i tuoi giochi preferiti
Quante cose distruggiamo costruendo
È un violento decrescendo
È un moderno decrescendo
È un inferno a fuoco lento
Amore senza sentimento
È un violento decrescendo
E ti stancherai come fai coi vestiti
Mi romperai come i tuoi giochi preferiti
Quante cose distruggiamo costruendo
È un violento decrescendo
Il significato della canzone
La canzone affronta il tema del caos nelle relazioni umane e la solitudine nell’era digitale. Rkomi esplora come la tecnologia influenzi le interazioni personali, evidenziando l’isolamento che può derivarne. Il testo presenta immagini evocative che descrivono la complessità dei sentimenti e delle dinamiche interpersonali. Ad esempio, i versi “Quante cose distruggiamo costruendo / È un violento decrescendo” sottolineano come, nel tentativo di costruire qualcosa, si finisca spesso per distruggere altro, riflettendo sul delicato equilibrio delle relazioni.