Samuele Bersani torna in concerto a Milano per recuperare le date annullate a novembre, quando aveva annunciato sui social di essere affetto da una grave malattia che gli impediva di partire in tour: “Ora mi devo curare”. A sorpresa, dopo aver eseguito le prime tre canzoni al Teatro degli Arcimboldi, ha rivelato al pubblico: “Ho avuto un tumore al polmone”.
La scoperta della malattia
Bersani ha raccontato che la scoperta del tumore è avvenuta in modo del tutto casuale. Durante un controllo di routine, i medici hanno individuato una massa sospetta nel suo polmone. “È stato un fulmine a ciel sereno”, ha dichiarato il cantautore, sottolineando come la diagnosi lo abbia colto di sorpresa. Fortunatamente, il tumore era al primo stadio, il che ha permesso di intervenire tempestivamente con le cure necessarie. “Ho avuto un tumore ai polmoni al primo stadio. Primo stadio vuol dire che ci sono arrivati in tempo, primo stadio vuol dire che per fortuna non ho dovuto fare né chemio né radio, però mi sono dovuto far togliere un lobo, un pezzettino di polmone, che per il mio mestiere non è che sia proprio il massimo”, ha dichiarato il cantautore.
L’annuncio ai fan
Evidenziando come la malattia colpisca tutti senza distinzioni, anche se non si pensa mai che possa toccare personalmente, il cantautore ha raccontato che, per via della sua riservatezza, inizialmente non avrebbe voluto condividere la sua situazione. Tuttavia, dovendo annullare il tour all’improvviso, ha sentito il bisogno di spiegare ai fan ciò che stava accadendo, rimanendo poi profondamente commosso dall’affetto ricevuto. “Ho preferito aspettare che arrivassero i concerti per raccontarvelo direttamente, così da essere anche un po’ di aiuto a chi vive un periodo analogo o hanno paura a farsi un esame di prevenzione. Peraltro questa è la settimana di un certo tipo di prevenzione”, ha dichiarato.
L’importanza della prevenzione
Bersani ha concluso con un messaggio di incoraggiamento e un appello alla prevenzione: “Voglio raccontarvi uno scambio avuto con mio amico, perché è significativo. Questo mio amico era detto spaventato dall’idea di poter spendere dei soldi per determinati esami di prevenzione. Il nostro servizio pubblico è infatti un po’ in malora e si è costretti a fare cose a pagamento. Mentre me lo diceva, io l’ho guardato e aveva forse 10mila euro di tatuaggi sul braccio sinistro. È questo che voglio raccontarvi al di là delle mie canzoni: che si può fare tutto ma che dobbiamo fare prevenzione. Siamo più forti di quel che crediamo quando le cose sono prese in tempo”.