Piero Villaggio racconta il rapporto con il padre Paolo: “Non si è mai vergognato di me”

Piero Villaggio, figlio del celebre attore Paolo Villaggio, condivide ricordi e riflessioni sul padre e sulla sua esperienza personale.

“Per tutti ero il figlio di Fantozzi”

Pierfrancesco Villaggio, noto come Piero, è il secondogenito del celebre comico Paolo Villaggio. Suo padre, scomparso nel 2017, ha lasciato la moglie Maura e un’eredità artistica indelebile. Oggi Piero è sposato con Elisabetta De Bernardis, hair stylist per il cinema, e in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera racconta il rapporto con il padre, a cui ora si riferisce semplicemente con il nome di battesimo. Tra i ricordi più belli della loro relazione ci sono le domeniche allo stadio: lui tifava Lazio, mentre il padre è sempre stato un fedele sostenitore della Sampdoria. “Per tutti ero il figlio di Fantozzi”, ha dichiarato Piero, sottolineando come il peso della fama del padre abbia influenzato la sua vita.

Un padre distante, ma generoso

Nonostante l’immagine pubblica di grande comico, nel privato Paolo Villaggio non amava essere particolarmente spiritoso. Aveva invece un profondo legame con Fabrizio De André, che spesso andava a trovarli a Roma. Piero ricorda di averlo trovato più di una volta addormentato sul divano del salotto, ancora vestito dalla sera prima. Quando gli chiedeva perché non andasse a dormire in un letto, il cantautore rispondeva che preferiva così. Villaggio e De André, oltre a un’amicizia profonda, hanno condiviso anche un’esperienza artistica, scrivendo insieme la celebre canzone Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers. Il comico aveva un grande rispetto per Federico Fellini, che considerava quasi intoccabile. Con il figlio, invece, è stato forse fin troppo generoso, finendo per viziarlo. “Alle medie mi bocciarono e lui, che era in Brasile per girare un film, mi comprò un biglietto in prima classe per raggiungerlo,” racconta Piero. Anche la sua passione per le figurine si trasformò in un’occasione per dimostrare il suo eccessivo affetto: “Due volte mi portò in edicola e comprò tutte le figurine disponibili, togliendomi così il gusto di completare l’album.” Crescendo, i regali sono diventati ancora più grandi: quando Piero chiedeva un’auto, Villaggio non esitava a comprargliela subito.

La battaglia contro la droga

Piero ha vissuto una lunga e difficile battaglia contro la tossicodipendenza. Eppure, riconosce al padre di non essersi mai vergognato di lui né di aver cercato di nascondere il problema. Il percorso di riabilitazione lo ha portato a San Patrignano, la comunità fondata da Vincenzo Muccioli. “Se devo fare un bilancio, alla fine è stata un’esperienza positiva perché ne sono uscito,” spiega Piero. Pur non condividendo sempre i metodi adottati, riconosce che Muccioli ha rappresentato una speranza per molte famiglie. Ricorda anche il dolore delle madri che aspettavano fuori dalla comunità, sperando di far entrare i propri figli. Fu proprio Paolo Villaggio a convincerlo ad andarci, con un vero e proprio stratagemma. All’epoca, Piero viveva a Los Angeles e aveva già tentato senza successo diverse cliniche di disintossicazione tra la Svizzera e la California. Il padre volò in America con la moglie per riportarlo in Italia. Durante il rientro, fecero tappa a Parigi e poi a Venezia, dove andarono a mangiare all’Harry’s Bar, il ristorante preferito di Piero. Da lì, noleggiarono un’auto e si diressero direttamente a San Patrignano. “Mi arrabbiai moltissimo, ma alla fine scelsi io di restare,” ammette.

La tragedia della fidanzata

Un evento drammatico segnò profondamente la sua vita: la morte della fidanzata, Maria Beatrice Ferri, avvenuta proprio in casa sua. “Anche in quel momento mio padre non mi ha voltato le spalle,” racconta. Quando lo chiamò per comunicargli la tragica notizia, Paolo Villaggio inizialmente non capì, credendo che si riferisse a un’amica con lo stesso nome. Fortunatamente, i genitori della ragazza non lo hanno mai ritenuto responsabile. Piero è convinto che il suo destino non sarebbe stato diverso con un altro padre: “La tossicodipendenza è una malattia, proprio come lo è stato per lui il diabete, che alla fine lo ha ucciso.” Oggi, guardandosi indietro, riconosce di aver ereditato molto dal padre, tranne un dettaglio fondamentale: “L’unica cosa che non ho preso da lui è la sua genialità.”

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