Mauro Di Francesco, l’ultima intervista: amicizie, amori e i “no” della vita

Un viaggio nell'ultima intervista di Mauro Di Francesco, tra aneddoti personali e riflessioni sulla sua carriera e amicizie.

Si è spento il 25 ottobre 2025 Mauro Di Francesco, volto amato del cinema italiano e simbolo di una stagione irripetibile della commedia anni Ottanta. Aveva 74 anni e da tempo si era allontanato dai set, scegliendo una vita più raccolta nella sua casa in Toscana. Qualche anno fa aveva rilasciato la sua ultima intervista al Corriere della Sera, un racconto intimo e ironico che oggi assume il tono dolce e malinconico di un addio.

Una vita di set, amicizie e libertà

Di Francesco ricordava gli inizi con un sorriso: “Ho iniziato a recitare a cinque anni e non mi sono più fermato”. Il grande pubblico lo aveva conosciuto in film cult come Sapore di mare e Vado a vivere da solo, pellicole che lo consacrarono come uno dei volti più riconoscibili del cinema popolare italiano. Ma la sua storia era anche fatta di amicizie vere, come quella con Diego Abatantuono, Teo Teocoli, Giorgio Faletti e Massimo Boldi.

“Con Abatantuono, Faletti, Boldi, Porcaro e Thole fondammo i Repellenti. Ci battezzarono Enzo Jannacci e Beppe Viola”, aveva raccontato. “Diego lo portai io sul palco: era l’elettricista dei Gatti di Vicolo Miracoli. Doveva solo accendere un faro, ma finiva sempre in bagno con qualche ragazza. Lo licenziarono. Gli dissi: dai, vieni con me”.

L’amicizia con Abatantuono è durata tutta la vita. A Domenica In, l’attore milanese lo ha ricordato con commozione: “Con Maurino c’era un legame speciale, lungo più di cinquant’anni. Era felice, entusiasta per un piccolo teatro che stava per gestire. Poi succedono le cose più impensate… Quando la moglie mi ha chiamato di notte, ho capito subito. È stata una bastonata”.

Gli amori e i “no” del dopo cinema

Nel racconto di Mauro Di Francesco non mancava l’ironia disincantata che lo aveva sempre contraddistinto. “Ho avuto un sacco di donne, mi sono divertito, ero giovane, carino, simpatico. Ma mica solo io: Teo piaceva molto, Diego pure. Faletti conquistava con la chitarra, Boldi no, lui tutto casa e chiesa con la sua Marisa”.

Negli ultimi anni viveva lontano dai riflettori, dopo un trapianto di fegato e molte proposte rifiutate. “Mi hanno cercato in tanti, ma avrò detto almeno venti no. O chiedevo compensi assurdi. Scrivo, leggo, dipingo. Alle otto vado al bar del paese a fare colazione come i vecchi. Se però mi chiamano Sorrentino o Tornatore, magari Pupi Avati o Tarantino… allora ci penso.”

Parole che oggi suonano come un testamento artistico, la sintesi perfetta di un uomo che ha scelto la leggerezza, la lealtà e l’amicizia come forma più autentica di successo.

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