«Non ci credo. Non ci voglio credere. Tesoro musica bella». Con queste parole, brevi ma laceranti, Luciana Littizzetto ha salutato Beppe Vessicchio, morto improvvisamente a 69 anni per una polmonite. Un dolore intimo e autentico, che trapela tra le righe di un messaggio affidato ai social ma scritto con il cuore.
Un legame costruito tra musica e ironia
La loro amicizia era nata negli anni dei grandi programmi con Fabio Fazio, tra Che tempo che fa e i Festival di Sanremo. Due linguaggi diversi — la comicità e la musica — che avevano trovato un punto d’incontro nella leggerezza e nel rispetto reciproco. Littizzetto e Vessicchio si erano capiti subito: due anime curiose, capaci di giocare sul palco senza mai perdere misura né sincerità.
«Io con Vessicchio ne ho fatte di tutti i colori», aveva ricordato tempo fa Luciana. «Gli ho tagliato la barba, l’ho sposato, ho fatto la Befana e lui Babbo Natale. Era una di quelle persone che ti fanno stare bene, anche solo a guardarle».
Il ricordo di Sanremo: una scena indimenticabile
Indimenticabile la serata del Festival del 2013, quando Luciana gli chiese in diretta di tagliarle un ciuffo della barba “porta fortuna”. Vessicchio rise, prese le forbici e gliela tagliò davvero, tra le risate del pubblico e l’applauso dell’Ariston. Un gesto semplice, diventato simbolo della loro complicità: affetto, ironia, tenerezza.
“Una vita che corre troppo in fretta”
Di fronte alla scomparsa dell’amico, la comica torinese ha affidato il suo dolore a poche parole che contengono tutto: «Questa vita ci sta strappando via tutti, con una ferocia e una velocità che fanno mancare il fiato». Una frase che risuona come una carezza e insieme come un grido, in un momento in cui il mondo dello spettacolo piange uno dei suoi volti più amati.
“Tesoro musica bella”
Luciana l’ha sempre chiamato così, “tesoro musica bella”. Perché Beppe Vessicchio, dietro l’eleganza e la discrezione, era soprattutto questo: un uomo che viveva la musica come un atto d’amore. Un direttore d’orchestra che parlava poco, insegnava molto e non si prendeva mai troppo sul serio.
«Era sempre in tono maggiore, mai minore», ha ricordato lei. «Non si lamentava, anche quando aveva i suoi casini di lavoro. Era uno che ti metteva pace, anche solo stando zitto».
Un addio che sa di gratitudine
Nel giorno dell’ultimo saluto, Littizzetto non ha bisogno di lunghi discorsi. Solo un pensiero semplice, pieno di affetto: «Ciao Beppe. Continua a dirigere da lassù, con quella tua barba che profumava di musica e gentilezza».
