Lino Banfi: “Ho proposto Alvaro Vitali per ‘Un medico in famiglia’, ma senza successo”

Lino Banfi rivela di aver suggerito Alvaro Vitali per un ruolo in 'Un medico in famiglia', ma le sue proposte non sono state accolte.

Dopo la scomparsa di Alvaro Vitali, avvenuta ieri 24 giugno, Lino Banfi ricorda il collega in un’intervista al Corriere della Sera.

I protagonisti di un’Italia che rideva di sé

Insieme, Lino Banfi e Alvaro Vitali hanno rappresentato un pezzo irripetibile del cinema italiano. Tra gli anni Settanta e Ottanta, hanno interpretato gli antieroi dell’Italia popolare, uomini comuni che diventavano protagonisti assoluti di storie grottesche, esilaranti, spesso sopra le righe, ma sempre capaci di raccontare i tic, i vizi e le ingenuità di un intero Paese. Tredici film li hanno visti fianco a fianco, creando una delle coppie più riconoscibili della commedia sexy e demenziale italiana. Poi le strade si sono divise, ma il filo invisibile di un legame artistico e umano non si è mai spezzato del tutto.

La notizia improvvisa

Lino Banfi apprende della morte di Vitali mentre è impegnato su un set. Il dolore è evidente, ma anche la sorpresa.
“Non me lo aspettavo. Ma cosa è successo?”, chiede incredulo, come se la notizia non volesse accettarla davvero. È la reazione autentica di chi, pur avendo preso strade diverse, sente ancora il peso di una storia condivisa.

“C’era affetto tra noi”

Alla domanda su che rapporti ci fossero tra i due oggi, Banfi risponde con sincerità disarmante:
“Tra di noi c’era affetto, ma ora ogni cosa dirò rischia di essere ritorta contro di me da chi semina odio. Penseranno: perché non l’ha detto prima? Ma cosa avrei dovuto dire? Ho lavorato con più di 150 attori, come potrei restare in contatto stretto con tutti?”.

Parole che non vogliono giustificare una distanza, ma spiegare la realtà del tempo che passa e delle carriere che evolvono. Eppure, sotto quella prudenza, c’è un affetto che resiste.

Stima vera, occasioni mancate

Banfi tiene a ribadire che non ha mai smesso di considerare Vitali un vero attore, non solo un comico popolare:
“Lo consideravo un grande attore, non solo un caratterista. Gli dicevo ogni volta che lui aveva lavorato con Fellini e io no. La mia stima era sincera, tanto che l’ho proposto almeno tre volte alla produzione di Un medico in famiglia, ma non è mai successo nulla”.

Un gesto concreto, ripetuto, che oggi acquista un sapore amaro. Banfi ci tiene a precisarlo, anche se, come lui stesso ammette, “che senso ha dirlo ora?”.

Il tubo di scappamento e il martire

Il ricordo più intimo arriva alla fine, con l’ironia che ha sempre colorato il loro rapporto:
“Simpaticamente, lo chiamavo il mio tubo di scappamento. Nei film io ero sempre il martire, ma lui restava la mia valvola di sfogo, il mio disgrazieto”.

Un soprannome affettuoso, che racconta meglio di tante parole il loro equilibrio comico: Banfi il bersaglio, Vitali la mina vagante, la scintilla che faceva esplodere la risata.

Un addio che pesa

Ora, quel “disgrazieto” non c’è più. E Banfi lo saluta così, semplicemente:
“Ciao Alvaro”.

Una frase che chiude un capitolo del cinema italiano. E forse anche un pezzo della nostra infanzia, quando bastava un’espressione buffa o un’esclamazione improbabile per ridere di gusto e, magari, per prenderci un po’ meno sul serio.

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