La metamorfosi di Hugh Grant: “Il ruolo del buono può essere noioso, ho deciso di essere anche io un cattivo”

L'attore britannico parla del suo nuovo ruolo da villain e della sua trasformazione artistica.

Un nuovo ruolo da cattivo per Hugh Grant

Hugh Grant ha recentemente esplorato una nuova dimensione della sua carriera interpretando un personaggio decisamente fuori dagli schemi. Nel film horror “Heretic”, Grant veste i panni di un villain, un ruolo che ha descritto come liberatorio e che gli ha permesso di scoprire una parte di sé fino ad ora inesplorata. “Ho scoperto il baratro dei cattivi e dei sadici, sono diventato come loro”, ha dichiarato l’attore in un’intervista. Questo cambio di rotta rappresenta per Grant un’opportunità di sfuggire alla monotonia dei ruoli da “buono”, che a lungo andare possono risultare noiosi.

La sfida di interpretare un sadico

Nel corso di una chiacchierata con il settimanale Sette, Grant ha spiegato come il ruolo del cattivo possa essere tanto complesso quanto affascinante. “Un cattivo non può essere solo cattivo, sarebbe troppo scontato, noioso. Così ho pensato al signor Reed un po’ come a uno di quei professori universitari che ti fanno un sacco di domande trabocchetto cercando di risultarti simpatici. Ognuno ha un momento di rottura, una ferita, una piaga. Per il signor Reed ho pensato potesse essere la solitudine. Gli abiti di scena aiutano, e anche gli oggetti. Come gli occhiali… ne metti un paio ed è lui, hai trovato il personaggio”, ha affermato, sottolineando la difficoltà e al contempo la soddisfazione di calarsi in un personaggio così lontano dalla sua immagine pubblica. L’attore ha trovato intrigante il modo in cui i cattivi possano essere rappresentati come figure apparentemente normali ma con un lato oscuro nascosto. Questa complessità ha reso il ruolo stimolante e ha permesso a Grant di esplorare nuove sfumature della recitazione.

Un’esperienza trasformativa

Grant ha descritto l’esperienza di recitare in “Heretic” come profondamente trasformativa. L’attore ha ammesso che interpretare un personaggio malvagio gli ha dato la possibilità di confrontarsi con aspetti della sua personalità che non aveva mai affrontato prima. “È incredibile quanto gli assassini più sadici siano sempre riusciti a sembrare persone equilibrate, razionali e anche affascinanti. Come l’americano Ted Bundy, ad esempio, che anche dopo essere stato smascherato continuò a ricevere centinaia di lettere da donne che lo adoravano e che andavano a trovarlo in carcere. Incredibile”, ha dichiarato, aggiungendo che questo tipo di ruoli gli permette di esprimere una gamma emotiva più ampia rispetto a quella consentita dai ruoli tradizionali.

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