Il rapper milanese Ghali ha recentemente espresso una forte critica nei confronti dei colleghi della scena musicale italiana, accusandoli di non prendere posizione sulla situazione a Gaza. In un post su Instagram, ha dichiarato: “Il rap è morto, è tutto un gran teatro”.
Le accuse di Ghali ai colleghi rapper
Ghali ha suddiviso il silenzio dei rapper italiani in tre categorie principali. La prima riguarda l’ignoranza e il disinteresse: “Non vi interessa, non è nel vostro algoritmo, non sapete ‘come sono andate le cose’, avete un’idea confusa su chi siano i cattivi e i buoni ormai da decenni o pensate che sia una questione che appartiene solo a una specifica etnia, lontana dalla vostra”.
La seconda categoria identifica chi, secondo Ghali, sostiene implicitamente il genocidio attraverso il silenzio: “Sostenete il genocidio e sì, sostenerlo vuol dire anche semplicemente non schierarsi. Qui c’entriamo tutti. Ma, come ogni volta, sarà troppo tardi quando lo capiremo”.
Infine, la terza categoria comprende coloro che temono ripercussioni economiche: “Avete paura di perdere soldi, posizione e lavoro”.
La risposta di Gué Pequeno
In risposta alle recenti dichiarazioni di Ghali, che nei giorni scorsi aveva criticato apertamente l’assenza di posizioni esplicite da parte di alcuni artisti italiani sul conflitto in Medio Oriente, il rapper Gué Pequeno ha scelto di intervenire pubblicamente attraverso i social.
Sul suo profilo Instagram, l’artista ha pubblicato alcune immagini che documentano donazioni effettuate a sostegno della popolazione di Gaza, accompagnandole con un messaggio diretto e polemico: “Rapper da classifica che non ti esponi, fai come me. Dona, manda il grano.”
Il post ha immediatamente attirato l’attenzione dei follower e degli addetti ai lavori, alimentando il dibattito già acceso nel panorama musicale italiano sull’opportunità, o meno, per gli artisti di esporsi su temi politici e umanitari.
Gué, da sempre noto per il suo stile provocatorio e per il tono diretto delle sue esternazioni pubbliche, ha scelto in questo caso di rispondere alle critiche non con parole, ma con l’esempio concreto della beneficenza. Un gesto che sembra voler riaffermare la possibilità di un impegno silenzioso ma efficace, lontano dai riflettori del dibattito politico ma vicino alle necessità reali di chi soffre.
Il botta e risposta tra i due rapper apre una riflessione più ampia sul ruolo delle personalità pubbliche in momenti di crisi: devono esporsi pubblicamente o è sufficiente agire nel privato? Il gesto di Gué riaccende una discussione che coinvolge non solo la scena musicale, ma anche il pubblico, sempre più attento e sensibile alle posizioni dei propri beniamini su temi globali.
Il dibattito nella scena musicale italiana
Le dichiarazioni di Ghali hanno acceso un dibattito all’interno della scena musicale italiana. Alcuni artisti hanno espresso solidarietà alla causa palestinese, mentre altri hanno preferito mantenere il silenzio. La questione ha sollevato interrogativi sul ruolo degli artisti nell’affrontare temi politici e sociali, e su come il silenzio possa essere interpretato come una forma di complicità.