Francesco Baccini: “Per mesi ho dormito in auto” e sul nuovo singolo: “Non è una canzone triste, è un omaggio alla vita”

Il cantautore genovese racconta le sue esperienze a Milano, le amicizie con Jannacci e Venditti, e le sfide affrontate nel mondo della musica.

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Francesco Baccini ripercorre la sua carriera, fatta di anni di sacrifici, incontri memorabili e la passione per la musica che non l’ha mai abbandonato. Il cantautore genovese, trentasette anni di carriera, due milioni di dischi venduti e una targa Tenco, si confessa con il sorriso che lo ha sempre contraddistinto: «Sono l’unico cantautore genovese che ride», dice, ricordando la grande scuola di Paoli e Lauzi, pur con la sua ironia e originalità.

Gli anni duri e la voglia di libertà

Baccini racconta le difficoltà iniziali, quando lasciò Genova per Milano: «Per mesi ho dormito in auto. Facevo i provini, ma nemmeno sapevo dove farmi richiamare in caso di esito positivo». La musica era la priorità, più dei soldi: «Gratis suonavo il pianoforte nei club, chiedendo solo libertà nella scelta dei brani».

Incontri che hanno segnato la carriera

Numerosi sono stati gli incontri che hanno segnato il suo percorso: Fabrizio De André, Lucio Dalla, Enzo Jannacci, Paolo Conte, e persino Celentano. Baccini ricorda momenti surreali e affettuosi: «Quando stavo a Milano e non avevo una lira, Jannacci mi scarrozzava da una parte all’altra col suo motorino», racconta ridendo. Di Lucio Dalla ricorda il «tranello affettuoso» che lo mise a esibirsi davanti a diecimila persone: «Stavo per svenire, ma poi il pubblico impazzì».

Il rapporto con artisti come Venditti e Celentano è stato altrettanto vivace: «Feci infuriare Venditti con un brano che in realtà era un omaggio. Ci chiarimmo molto tempo dopo, e diventammo quasi amici. Celentano invece si divertì molto, e mi volle nel programma Svalutescion, una trasmissione surreale insieme a Baglioni e Morandi».

La musica di Baccini: tra cantautorato e rap

Il cantautore si racconta anche dal punto di vista musicale: il suo nuovo singolo “Matilde Lorenzi”, in uscita il 24 ottobre, celebra la vita di una giovane sciatrice scomparsa in Val Senales, trasformando il dolore in un omaggio gioioso. «Non è una canzone triste, è un omaggio alla sua vita e alla sua giovinezza», spiega Baccini.

Il cantautore sottolinea come i suoi testi abbiano anticipato alcune caratteristiche del rap italiano: «Forse sono stato precursore involontario, almeno nella forza spontanea delle parole». In effetti, nomi come Fedez e Guè Pequeno hanno mostrato interesse per il suo lavoro, riconoscendo il suo stile unico e diretto.

Tra Genova e il mondo

Nonostante viva oggi a Imbersago, in Brianza, Baccini mantiene un legame profondo con Genova: «I genovesi si dividono in quelli che restano e in quelli che se ne vanno sognando di tornare. Indovinate in quale delle due categorie sono io». Tra aneddoti internazionali e concerti in Cina con Cui Jian, Baccini dimostra che il suo sorriso e la sua ironia rimangono il filo conduttore della sua carriera: «Le mie canzoni spesso fanno ridere, ma dovevano essere tradotte. Allora immaginate un fiume di persone che scoppia a ridere con qualche secondo di ritardo».

Dalla fatica dei primi anni alla celebrazione della sua arte, Baccini conferma di essere un artista autentico, capace di affrontare la musica e la vita con leggerezza, ironia e passione, senza mai smettere di raccontarsi.

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