Uscito nel 1999, Eyes Wide Shut è l’ultimo, enigmatico capolavoro di Stanley Kubrick, il regista che ha ridefinito il linguaggio del cinema con opere come 2001: Odissea nello spazio, Arancia meccanica e Shining. Tratto dal romanzo breve di Arthur Schnitzler Doppio sogno, il film è una riflessione profonda e disturbante su eros, fedeltà, identità e potere, ambientata in una New York notturna e rarefatta, più mentale che reale.
Un viaggio nella psiche e nel desiderio
Protagonisti sono Tom Cruise e Nicole Kidman, all’epoca marito e moglie anche nella vita reale. Cruise interpreta Bill Harford, un medico borghese che conduce una vita apparentemente perfetta con la moglie Alice (Kidman). Tutto cambia quando, durante una conversazione intima, lei confessa di aver desiderato un altro uomo.
Quella rivelazione incrina la sicurezza di Bill e lo spinge in una discesa nel lato oscuro del desiderio, un viaggio notturno tra tentazioni, menzogne e rituali segreti, fino a un misterioso ballo in maschera dove eros e potere si fondono in una danza inquietante.
Un film sul sogno e sulla realtà
Come suggerisce il titolo – Occhi spalancati chiusi, un ossimoro perfetto – il film si muove sul confine tra sogno e realtà. Kubrick costruisce un mondo sospeso, dove ogni gesto sembra teatrale, ogni ambiente artificiale. La New York che vediamo, ricreata interamente nei teatri di posa londinesi, non è un luogo fisico ma uno spazio mentale, la proiezione dei desideri e delle paure dei protagonisti.
L’intera vicenda può essere letta come un sogno a occhi aperti di Bill, un incubo erotico in cui il regista mette a nudo la fragilità maschile e l’ipocrisia di un mondo dominato dall’apparenza.
Erotismo, potere e controllo
L’iconica scena del rito segreto mascherato, con le sue figure in mantello e la musica liturgica ipnotica, resta una delle sequenze più discusse della carriera di Kubrick. Non è solo erotismo: è un rituale di potere, un’esplorazione del desiderio come strumento di dominio, dove la libertà sessuale è solo un’illusione.
L’ultima opera di Kubrick
Kubrick morì nel marzo del 1999, pochi giorni dopo aver mostrato la versione definitiva del film alla Warner Bros. Eyes Wide Shut è dunque il suo testamento artistico, un film che chiude idealmente un percorso di ricerca sul controllo, la violenza e l’alienazione dell’individuo moderno.
Criticato al momento dell’uscita per la sua lentezza e ambiguità, il film è oggi considerato un capolavoro di introspezione e simbolismo, capace di svelare la parte più oscura del sogno americano e del rapporto di coppia.
Un enigma senza soluzione
Eyes Wide Shut non offre risposte, ma domande: cosa significa davvero conoscere chi amiamo? Dove finisce la realtà e comincia la fantasia? E soprattutto, possiamo davvero guardare con “gli occhi spalancati” ciò che desideriamo?
Più che un film erotico o un thriller psicologico, Eyes Wide Shut è una meditazione sulla fragilità dell’essere umano, sull’illusione del controllo e sulla paura del desiderio.
Un addio perfetto per un regista che ha sempre voluto farci guardare oltre la superficie delle cose — anche, e soprattutto, quando teniamo gli occhi chiusi.