Dal prossimo 8 ottobre Enrico Brignano sarà al Teatro Sistina di Roma con il suo spettacolo I 7 re di Roma, lì dove si esibiva il suo mentore, il grande Gigi Proietti. In un’intervista concessa a La Repubblica il comico romano parla del suo legame con la città di Roma e del suo rapporto con il pubblico.
L’artista cinquattottenne è consapevole di quanto recitare sullo stesso palcoscenico calcato dal suo maestro sia una grande emozione: “Ho 58 anni, I 7 re di Roma è una bella prova di resistenza, ci sono undici personaggi, canzoni, testi, balletti, tanta roba. Dell’età bisogna sempre tenerne conto. Se non lo faccio adesso non lo faccio più”.
E a proposito di Roma dice: “Ho comprato una nuova casa, un investimento importante per il futuro, per i miei figli. Nella precedente le finestre affacciavano sui cassonetti, ora vedo i tetti e il Cupolone. Voglio che i miei figli crescano in una città cui devo molto. Noi romani viviamo tutto con una malinconia che sembra apatia, poi l’ironia rimescola le carte e non riesci a lasciare questa città”.
Invece per quanto riguarda il suo lavoro, Brignano ammette di restarci male quando qualcuno non ride ai suoi spettacoli: “Cerco di mascherarlo ma ci rimango male, e non poco. A Roma si dice “rosico”, lo ammetto e quando a teatro vedo qualcuno che non ride scendo e gli prendo la mano, gli domando se va tutto bene, se c’è qualcosa che non va a casa, se ha mangiato pesante”.
Infine, il comico ha raccontato di affrontare le critiche ricevute come uno sprone a fare meglio: “Mi concentro su chi mi critica. Non i leoni da tastiera, ma persone che magari hanno visto un mio spettacolo, un mio film e non gli è piaciuto. È una malattia. Non riesco a non farlo, è più forte di me. Ma mi aiuta: ascoltare le critiche può migliorarti. Perché il comico ha sempre bisogno di stimoli e qualche volta deve essere punzecchiato dalla vita”.