Cinquant’anni fa l’assassinio di Pier Paolo Pasolini: nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 l’Italia perdeva una delle sue voci più libere

Cinquant’anni fa, nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, Pier Paolo Pasolini veniva assassinato. La sua morte, mai del tutto chiarita, privò l’Italia di una delle sue voci più libere e critiche. Poeta, scrittore e regista, Pasolini continua a essere un simbolo di impegno civile e libertà intellettuale.

Nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, esattamente cinquant’anni fa, Pier Paolo Pasolini veniva brutalmente assassinato all’Idroscalo di Ostia, alla periferia di Roma. Aveva 53 anni. Scrittore, poeta, regista, giornalista e intellettuale tra i più lucidi e controversi del Novecento italiano, la sua morte segnò una ferita profonda nella cultura e nella coscienza civile del Paese.

Il corpo di Pasolini fu ritrovato la mattina del 2 novembre da un passante. Le indagini portarono subito al giovane Pino Pelosi, che confessò l’omicidio, dichiarando di aver agito da solo dopo un litigio. Negli anni successivi, però, la sua versione cambiò più volte e molti elementi del caso rimasero oscuri, alimentando ipotesi e inchieste che ancora oggi fanno discutere. Pelosi, in una testimonianza del 2005, ritrattò la confessione sostenendo che Pasolini fu ucciso da più persone.

Una morte che rimane un enigma

Nonostante processi, revisioni e indagini giornalistiche, la verità completa sull’omicidio di Pasolini non è mai stata accertata. Le ricostruzioni successive hanno messo in luce possibili mandanti o motivazioni politiche, legate ai temi che lo scrittore trattava nei suoi articoli e nelle sue opere. Pasolini stava infatti lavorando a “Petrolio”, un romanzo rimasto incompiuto, che conteneva accuse e riflessioni sul potere economico e politico italiano.

L’eredità di un intellettuale scomodo

Autore di romanzi come Ragazzi di vita e Una vita violenta, e regista di film fondamentali come Accattone, Il Vangelo secondo Matteo e Salò o le 120 giornate di Sodoma, Pasolini fu una figura capace di unire arte e impegno civile, denuncia sociale e poesia. Con la sua voce critica mise in discussione la società dei consumi, la politica, la Chiesa e le ipocrisie del potere.

Cinquant’anni dopo, la sua figura resta centrale nel panorama culturale italiano e internazionale. Le sue parole, le sue analisi e le sue provocazioni continuano a essere lette e discusse come se fossero state scritte oggi.

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