Barbara d’Urso ha recentemente rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui affronta diverse tematiche legate alla sua carriera e alle vicende personali degli ultimi anni. Dopo l’addio a Mediaset nel 2023, si è parlato di un suo possibile approdo in Rai, ma sono emerse voci riguardanti presunti veti e ostacoli.
Il presunto veto in Rai
Negli ultimi tempi, si è discusso di un possibile veto imposto su Barbara d’Urso per impedirle di lavorare in Rai, al fine di non irritare Mediaset. La conduttrice ha dichiarato: “Non posso pensare che l’azienda culturale pubblica più grande del Paese, della quale pago il canone, possa subire pressioni da aziende private. Sarebbe orribile”. Ha inoltre sottolineato la sua lunga amicizia con Marina e Pier Silvio Berlusconi, affermando: “Non ci credo, io da sempre amica di Marina e Pier Silvio”.
L’addio a Mediaset e il periodo successivo
Barbara d’Urso ha raccontato il difficile momento vissuto dopo l’addio a Mediaset nel 2023. Ha descritto la sensazione di essere stata travolta da un “Tir” e di aver trovato la casa vuota, senza nemmeno la biancheria. Ha spiegato: “Non sono scomparsa per mia scelta. Ma, invece, ho scelto io in questi due anni di stare tranquilla, in un angolo, di non parlare, non replicare mai alle mille cose che ho letto. E aspettare. La pazienza è la virtù dei forti, e io sono una donna forte”.
Progetti futuri e rapporti con la politica
La conduttrice ha parlato dei suoi progetti futuri, rivelando di aver incontrato il direttore dell’Intrattenimento Prime Time della Rai, Williams Di Liberatore, per discutere di un nuovo programma. Ha descritto il progetto come un “emotainment” bello, elegante, popolare, commovente e divertente, pensato per il prime time di Rai Uno. In merito alle voci su un possibile intervento di Matteo Salvini per favorire il suo ingresso in Rai, ha dichiarato: “La lungimiranza di Silvio Berlusconi, la libertà intellettuale che lo contraddistingueva, mi hanno permesso negli anni di intervistare tutti i politici dell’intero arco parlamentare. Tutti. E le garantisco che erano molto felici di venire da me, perché le mie erano conversazioni che entravano in casa della gente comune, magari quella che non aveva ancora deciso chi votare. E il fatto che non parlassi in politichese, rendeva questi incontri molto efficaci”.