Da attore timido e inquieto a produttore di successo. Oggi Andrea Occhipinti è noto soprattutto per aver fondato Lucky Red, una delle case di distribuzione cinematografica più influenti d’Italia. I numeri parlano per lui: fino al 2023, i film da lui distribuiti hanno collezionato 31 Oscar, 51 David di Donatello e 23 premi alla Mostra del Cinema di Venezia. Ma dietro il professionista affermato, c’è una storia personale complessa, segnata da una giovinezza turbolenta, un padre violento e la ricerca di un’identità vissuta sempre con autenticità come ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera.
“Ero timido e irrequieto. Ho sperimentato tutto, anche la droga, non avendo riferimenti, come accade a tanti ragazzi navigavo in modo pericoloso tra cose legali e illegali. Ho avuto un rapporto difficile con mio padre, medico condotto, vinse il concorso a Formello, fuori Roma, e sono cresciuto in campagna…”
Un padre violento
Un’infanzia segnata da un padre duro, con cui il rapporto si è spezzato precocemente. “Aveva un lato oscuro che lo faceva diventare violento. Si creò un’altra famiglia. Mia madre, maestra elementare, aveva l’assillo di non poter badare a me e a mia sorella Francesca. Così, un po’ allo sbando ma con la voglia di non pesarle, a 20 anni cercai di essere autonomo. Vivevo per conto mio, per pagarmi le spese feci tante pubblicità, i jeans, il cornetto Algida…”.
Poi il cinema. Attore per più di vent’anni, pur senza sentirlo mai come il suo vero mestiere. “Solo che non era il mio vero mestiere, sentivo delle fragilità, ero insoddisfatto ed ero iperattivo, aspettare la chiamata del regista mi metteva angoscia”.
Il bacio (sbagliato) a Sophia Loren
Tra i ricordi più curiosi della sua carriera da attore, anche un aneddoto con Sophia Loren. “Abbiamo recitato insieme nel remake de La ciociara. (…) In una scena dovevo darle un bacio. Solo che non calibrai le labbra e la Loren mi diede uno schiaffo dicendomi: che te possino. Poi però ci siamo dati del tu, mi parlava della sua ricetta dei peperoni”.
L’omosessualità e lo scontro col padre
Considerato un sex symbol negli anni Ottanta e Novanta, Occhipinti racconta quanto fosse difficile calarsi in quel ruolo. “Mi sceglievano come eroe romantico, il bel tenebroso, ma non ero a mio agio, era tutto stucchevole. Io, un sex symbol, laddove ero omosessuale. Cosa che non ho mai nascosto, ma non lo dicevo pubblicamente. Fuori di casa ero libero, mai condizionato o represso. Ho vissuto la mia sessualità con serenità e gioia”.
La serenità però non era condivisa in famiglia. “Ebbi uno scontro fisico con mio padre. Un giorno gli dissi che non doveva andare a casa di mamma, mi urlò scagliandomi uno specchio addosso: e tu, dove pensi di andare coi tuoi amici froci? Così mi fece capire che aveva capito”. Eppure, anche in quella parte della sua vita non mancano storie che raccontano un fascino trasversale. “Una signora mi chiuse nella cabina di uno stabilimento di Fregene e accadde. La presi sportivamente”.
L’amore e Lucky Red
Oggi Andrea vive da 31 anni accanto al suo compagno spagnolo. «Abbiamo fatto l’unione civile in Italia e il matrimonio in Spagna». Con lui, ha costruito una vita solida, parallela a una carriera nel cinema ormai orientata alla produzione e alla distribuzione.
“L’ho fondata con Kermith Smith e Dino Trappetti. Poi hanno lasciato. Kermith è morto troppo presto. Era un vulcano di idee, prima del cinema era stato manager di una compagnia di flamenco, a Manhattan si inventò dei sandwich vegetariani su dei tricicli. Eravamo diversi. Io ero quello che lo riportava con i piedi per terra. Un americano coi capelli rossi, ecco il mistero di Lucky Red”.
Film, drag queen e un rimpianto
Tra i tanti titoli importanti prodotti o distribuiti da Occhipinti ci sono quelli su Andreotti e Berlusconi, Caro diario di Nanni Moretti e La vita è bella di Roberto Benigni. Ma anche Priscilla, cult del cinema queer. “A due passi dal Vaticano c’era il locale Mucca Assassina, ospitava serate maschili, l’animatore era Vladimir Luxuria ancora sconosciuta. Ricordo l’imbarazzo e lo sconcerto delle signore borghesi all’arrivo delle drag queen”.
Un solo rimpianto: “Non aver distribuito Pedro è un mio rimpianto, assieme a quello di aver sprecato tempo, dai 17 ai 19 anni: troppe canne e poco studio…”.