La presenza a Sanremo
Sono stati molti gli spettatori a chiedersi il senso della presenza di Alessandro Borghi e del piccolo Vittorio accanto a Damiano David sul palco di Sanremo, durante l’esibizione sulle note di Felicità di Lucio Dalla. Qual era il significato della loro partecipazione? Curiosamente, nemmeno Borghi lo sa con certezza. L’attore lo ha raccontato durante una masterclass a Milano, in un intervento ripreso da alcuni presenti e condiviso sui social, tra cui @bingynews.
L’esibizione all’Ariston
“Mi arriva una telefonata dal manager di Damiano che mi dice: ‘Damiano ha pensato che sarebbe bello se tu interpretassi questa canzone’. E io ho risposto: ‘Ok, ma come facciamo? Che vuol dire?’” ha raccontato Borghi. Pur trovando l’idea intrigante, l’attore ha ammesso di non essere particolarmente interessato alla presenza a Sanremo: “Mi sembrava bello che avesse pensato a me, ma ho pensato anche che dovevamo fare una cosa figa, perché a me di andare a Sanremo non fregava un ca***. Così, in tre ore, ci inventiamo qualcosa e ci lasciamo con l’idea di rivederci direttamente lì”. Una volta arrivato all’Ariston, però, si è trovato in una situazione di incertezza totale: “C’era gente che non sapeva nulla. Ho fatto due prove in cui mi sentivo a disagio a chiedere informazioni, perché avevo paura che qualcuno mi dicesse: ‘Ma come ti permetti?’”.
Lo sfogo di Borghi
Secondo Borghi, la performance – che per lui aveva un significato profondo legato all’abbandono e alla ricerca di una nuova felicità – non è stata resa del tutto chiara: “Quando l’ho rivista, ho pensato: ‘Ma qui non si capisce un ca**o!’, perché avevano paura che non si vedesse abbastanza Damiano. Ma era lui ad avermi chiamato! Bastava dirselo. Ecco, questo è un esempio di come, con una semplice telefonata, tutto sarebbe stato più chiaro. E anche il pubblico avrebbe capito meglio il senso della performance”.