“A Complete Unknown”, il film su Bob Dylan candidato a otto Oscar: la carriera del poeta che ha cambiato l’America

La carriera di una leggenda della musica.

Uscito nelle sale italiane il 23 gennaio 2025 e nominato a otto premi Oscar, inclusa la categoria di miglior film, A Complete Unknown racconta un momento chiave nella carriera di Bob Dylan. Il film segue il suo arrivo a New York nel 1961, quando emerge come astro nascente della musica folk, fino alla rivoluzionaria e controversa svolta elettrica del 1965.

La musica che ha cambiato un’epoca

Bob Dylan, nato Robert Allen Zimmerman il 24 maggio 1941 a Duluth, Minnesota, è considerato uno dei più grandi cantautori della storia della musica. Cresciuto ad Hibbing, una piccola cittadina mineraria, sviluppa fin da giovane una forte passione per la musica folk e per il blues, influenzato da artisti come Woody Guthrie, Hank Williams e Muddy Waters. All’inizio degli anni ’60 si trasferisce a New York, diventando una figura di spicco nel movimento folk del Greenwich Village. È lì che cambia il suo nome in Bob Dylan, ispirandosi probabilmente al poeta gallese Dylan Thomas, e firma un contratto con la Columbia Records. Nel 1962 esce il suo primo album, “Bob Dylan”, che contiene prevalentemente cover folk e blues, con due soli brani originali.

La consacrazione negli anni ‘60: la voce della protesta

L’album che segna davvero il suo ingresso nella storia della musica è “The Freewheelin’ Bob Dylan” (1963), contenente classici come “Blowin’ in the Wind” e “A Hard Rain’s A-Gonna Fall”, che diventano inni dei movimenti per i diritti civili e contro la guerra in Vietnam. Dylan viene presto etichettato come il portavoce di una generazione, anche grazie ad album come “The Times They Are A-Changin’” (1964) e “Another Side of Bob Dylan” (1964), che consolidano il suo status di poeta della protesta. Ma il suo spirito ribelle lo porta presto a cambiare strada. Nel 1965 rompe con la tradizione folk e introduce la chitarra elettrica nel leggendario album “Bringing It All Back Home”. Il passaggio dal folk al rock culmina con il suo concerto “elettrico” al Newport Folk Festival, dove viene contestato dai puristi del genere. Ma Dylan non si ferma e continua con “Highway 61 Revisited” (1965), che contiene “Like a Rolling Stone”, considerata da molti la più grande canzone rock di tutti i tempi. Con “Blonde on Blonde” (1966), Dylan spinge ancora oltre i confini della musica rock, creando un album doppio di grande innovazione sonora.

L’incidente e la rinascita: gli anni ‘70

Nel 1966, un misterioso incidente in moto costringe Dylan a ritirarsi dalle scene per un lungo periodo. Quando torna, nel 1967, lo fa con un suono più intimo e riflessivo, con l’album “John Wesley Harding”, che include il celebre “All Along the Watchtower”, successivamente reso immortale da Jimi Hendrix. Negli anni ‘70 pubblica capolavori come “Blood on the Tracks” (1975), un album profondamente autobiografico e uno dei suoi lavori più acclamati, e “Desire” (1976), che contiene il brano cult “Hurricane”, una canzone di protesta contro l’ingiusta incarcerazione del pugile Rubin “Hurricane” Carter. Nel frattempo, si unisce alla leggendaria Rolling Thunder Revue, una tournée sperimentale che unisce musica e teatro.

Gli anni ‘80 e ‘90: crisi e rinascite

Gli anni ’80 sono un periodo altalenante per Dylan. Dopo una controversa fase di conversione religiosa e tre album gospel, torna con lavori più vicini al rock come “Infidels” (1983), ma alterna successi e flop. Nel 1988 entra nella Rock and Roll Hall of Fame e si unisce ai Traveling Wilburys, una superband con George Harrison, Roy Orbison, Tom Petty e Jeff Lynne. Negli anni ’90, dopo una fase di declino, torna in grande stile con “Time Out of Mind” (1997), un disco cupo e introspettivo che vince il Grammy per l’Album dell’Anno e rilancia la sua carriera.

Il nuovo millennio e il Nobel per la Letteratura

Negli anni 2000, Dylan continua a sorprendere: pubblica album di grande successo come “Love and Theft” (2001), “Modern Times” (2006) e “Tempest” (2012), che dimostrano una straordinaria longevità artistica. Nel 2016 arriva il riconoscimento più incredibile: vince il Premio Nobel per la Letteratura “per aver creato nuove espressioni poetiche all’interno della grande tradizione della canzone americana”. È il primo musicista della storia a ricevere questo onore, ma non senza polemiche: inizialmente rifiuta di ritirare il premio, accettandolo solo mesi dopo con un discorso memorabile.

L’eredità di Bob Dylan

Oggi, Bob Dylan è più di un musicista: è un’icona culturale senza tempo. Con una carriera che ha attraversato oltre sei decenni, ha influenzato generazioni di artisti, da The Beatles a Bruce Springsteen, da Patti Smith a Eddie Vedder. Il suo impatto sulla musica e sulla cultura popolare è incalcolabile: ha cambiato il concetto di canzone, portando la poesia nella musica rock e dando voce a intere generazioni. Ancora oggi, continua a esibirsi in tour senza sosta, con la stessa passione e intensità di sempre. Bob Dylan non è solo una leggenda: è la storia della musica moderna.

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