Maternese: per quanto e come usarlo?

Il maternese è quel modo particolare che utilizzano i genitori per comunicare con i figli nei primissimi anni della loro vita. Va usato o no?
Questa mattina, in Good Morning Kiss Kiss, abbiamo parlato del maternese con la giornalista scientifica Roberta Villa.

Buongiorno Roberta bentornata! Sei una vera esperta, hai una laurea in maternese.

«Buongiorno a tutti! Sono esperta soprattutto perché sono mamma di sei figli!»

Dei genitori ci hanno scritto che non hanno usato il maternese perché hanno visto bambini di 5 o 6 anni che ancora lo subivano. Come ti sei comportata con i tuoi sei figli?

«Io penso che sia abbastanza istintivo ed è diffuso in molte culture parlare coi bambini così, con un tono di voce più alto, sillabando, usando delle espressioni semplici e spesso usando anche delle domande, come se il neonato ti potesse rispondere quando dici “ma di chi sono queste manine?” Però tutto questo, che a volte visto da fuori sembra buffo, ha un suo significato. Perché queste due componenti, affettiva e di semplicità del linguaggio, sono come un modo per creare un legame col bambino piccolo. E anche via via quando comincia a fare i suoi “bababa mamama”, quello che chiamano lallazione, è utile. La ripetizione aiuta lo sviluppo del linguaggio. Certo, quando poi vediamo bambini di 3, 4 o 5 anni a cui ci si rivolge dicendo “vieni sulla brum brum”, allora lì dovremmo aiutarli ad acquisire un linguaggio più adatto.»

Volendo ipotizzare un momento in cui abbandonare il maternese, quando potrebbe essere?

«Qui non rispondo in maniera scientifica, parlo in quanto mamma. Credo che proprio perché lo scopo di questo linguaggio è di creare una relazione, non ci sia una regola. Accompagna un po’ lo sviluppo del bambino. Nel momento in cui lui cerca di dire “macchina”, accompagniamolo nel suo sviluppo non teniamolo indietro. È qualcosa che riguarda anche tante altri aspetti dell’educazione, vedi questi bambini di 4, 5 anni in giro con il passeggino. Tendiamo un po’ a tenerli piccoli questi bambini.»

Poi c’è la fase successiva rispetto al lallare, quella di sbagliare le parole, tipo “Andiamo al cimena?” È figlio del lallare?

«Anche lì corriamo un rischio. Siccome i bambini sono pochi, rischiamo poi di usarli come pagliacci e animatori della festa e di ridere e incoraggiare questi errori. È sbagliato. Senza rimproverarli, senza fargliela ripetere giusta, però guidarli comunque verso un linguaggio più corretto.»

Off topic: confermiamo o sfatiamo il mito che la prima parola detta dai bambini sia “mamma” o “papà”? Ad alcuni è capitato anche papà.

«Sei un privilegiato, si vede che ti sei relazionato molto bene!»

Ciao Roberta Kiss Kiss a te!

«Ciao! Kiss Kiss a tutti!»

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