Abbazia di San Vincenzo al Volturno, tra le vette delle Mainarde e il fiume Volturno

Oggi ci troviamo all'Abbazia di San Vincenzo al Volturno, in Molise. Scopriamo insieme le sue peculiarità e tutte le sue attrazioni turistiche

In questo appuntamento di “Saluti da Kiss Kiss“, rubrica in onda dal lunedì al sabato su Radio Kiss Kiss, facciamo tappa all'Abbazia di San Vincenzo, una storica abbazia benedettina posta nel territorio dei comuni di Castel San Vincenzo e di Rocchetta a Volturno in Provincia di Isernia, Molise.




Ai piedi delle alte vette delle Mainarde presso le acque vivaci del Fiume Volturno sorge l’antica Abbazia di San Vincenzo al Volturno che ha impresso lungo i secoli il suo segno di cultura e di testimonianza di fede nelle vicende di tutta la valle.

Dopo la nascita nel lontano 703 il celebre cenobio benedettino ha visto luce ed ombra, tempi di gloria e di splendore sotto l’impero carolingio, l’attacco saraceno nel 881, una lunga decadenza nel medioevo e secoli di silenzio in cui si è quasi perso ogni ricordo della famosa Abbazia Benedettina. 

Questa struttura possiede un fascino particolare, sia in ambito architettonico, ma anche in ambito storico ed è proprio la storia che viene fornita tramite un antico codice miniato redatto nel 1130 da un monaco di nome Giovanni: il Chronicon Vulturnense.

Perché si chiama così?

L'abate Tommaso di Moriana suggerì loro di fondare un'abbazia presso il fiume Volturno, dove vi era già un oratorio dedicato al santo che avrebbe dato nome alla futura abbazia, San Vincenzo; lì furono raggiunti dai monaci di Farfa che contribuirono rapidamente alla nascita del nuovo cenobio che seguiva la regola mista di san Colombano e san Benedetto, fino alla riforma generale benedettina di Benedetto d'Aniane.



Ma qual’è la storia dell' Abbazia di San Vincenzo Al Volturno?

La storia raccontache tra gli ospiti del complesso, intorno al XII secolo, furuno i monaci benedettini, che vi si insediarono quando l'arrivo dei Normanni aveva reso insicure le terre.

Tuttavia le origini del monastero, attribuite ai longobardi, sembrano datare circa al primo secolo dopo Cristo.

Queste informazioni ci sono state rese dal Chronicon Vulturnense, un codice redatto per difendere l'onore ed il prestigio del monastero dal passare del tempo.

Molte fonti raccontano come l'abbazia fosse già uno dei complessi religiosi più importanti d'Europa.

Nel 1832 un contadino di SanVincenzo, piantando le vigne, vide crollare il terreno sotto ai suoi piedi cadendo in una grotta.

La grotta era una delle cripte antiche dell'abbazia, ma è solo con gli scavi del 1979, grazie ad una delegazione di archeologi britannici, che si trovò di fronte ad uno dei siti archeologici di alto livello medievali più importanti d'Europa.

Ma cosa è possibile vedere oggi dell’Abbazia?

Oltre all'abbazia, il complesso di San Vincenzo si divide in una Basilica e in una cripta separata. In origine i tre edifici erano collegati da mura.

Il complesso archeologico si trova davanti all'abbazia nuova, oltre il fiume. Con gli scavi archeologici è stato possibile proporre un percorso virtuale:

  • Ponte della Zingara: permette l'accesso al monastero, è realizzato in pietra, con arcata unica, che poggia su spallette realizzate in conci di travertino, e probabilmente collegate con un sistema di banchine che delimitavano il corso del fiume. La struttura è del XVII secolo.
  • Corridoio d'ingresso: pavimentato in laterizi, aveva la funzione di introdurre all'interno della chiesa. A sinistra si apre una porta che dà accesso alla corte a giardino, mentre a destra si aprono una serie di varchi che immettono in ambienti ricavati dalla navata della chiesa sud. La corte a giardino ha pianta trapezoidale: i lati settentrionale e orientale erano porticati, e la parte centrale caratterizzata dal giardino, che possedeva un grande vaso marmoreo con scene dionisiache di fino II secolo d.C., materiale di spoglio. Il lato orientale presenta un pavimento in laterizi e la parete decorata con affreschi (pilastri inframmezzati da vasi con piante), e munita di un bancale in muratura. Da questo lato si accedeva ad un altro ambiente, anch'esso caratterizzato da un bancale in muratura che correva lungo le pareti nord e ovest, e che è probabilmente da interpretare come sala di sosta per i visitatori.
  • La chiesa di San Vincenzo Maggiore era originalmente dedicata alla Vergine, costruita nella metà dell'VIII secolo, sostituendone una più antica. La navata, coperta da capriate, è divisa in tre ambienti (lavori del IX secolo), quando venne creato un primo piano adibito a spazio di ricevimento. All'interno dell'area absidale sono visibili i resti di un altare in muratura, decorato ad affresco sulle quattro facce, con motivi a croci gemmate e dischi multicolori, e caratterizzato da nicchie destinate a ospitare le reliquie.
    Il vestibolo è un piccolo ambiente a pianta irregolare, pavimentato con accurata selezione dei laterizi e con le pareti riccamente affrescate nella fascia inferiore, con raffigurazioni di lastre di marmi venato. Lungo il lato est corre un bancale in muratura, l'accesso al piano superiore della chiesa avviene attraverso una scala, in parte distrutta nel X secolo, per la costruzione di un gruppo di tombe a cassa, anch'esse affrescate.
  • Sala dei Profeti: ha forma trapezoidale, e vi si accede dal vestibolo. I lati ovest, nord ed est sono dotati di bancali in muratura; il lato sud si apre direttamente su uno dei portici della grande corte centrale del monastero, e su una rampa di scale che dà accesso al corridoio che porta a San Vincenzo Maggiore. La sala è chiamata così per la decorazione della parete ovest, che mostra una fila di personaggi reggenti nelle mani dei cartigli, tra cui sono stati riconosciuti i profeti Michea e Geremia. La parete est era decorata con un'analoga fila di personaggi, rappresentanti gli Apostoli, dei quali però poco si è conservato. La decorazione della parte bassa riprende il motivi a finti marmi già visto nel vestibolo, mentre il pavimento in laterizi è in ottimo stato di conservazione.
    Refettorio: è un ampio vano rettangolare, diviso in due da una spina muraria centrale, in cui erano alloggiate le colonne che servivano a sostenere il tetto. Ha un ingresso monumentale con soglia monolitica in marmo bianco di età romana, e con due grandi elementi in calcare riutilizzati, provenienti da un sepolcro romano del II secolo a.C. Lungo le pareti e nella spina centrale sono sistemati dei bancali in muratura, che servivano per far accomodare i monaci durante la refezione. A destra dell'entrata all'angolo, era sistemata una piccola pedana per il pulpito, per la lettura dei testi durante il pasto, mentre a sinistra si trovava un grosso mobile in legno, usato per conservare le stoviglie. Tutto lo spazio del refettorio è pavimentato in laterizi, tranne la striscia sottostante la credenza, e decorato da pitture con motivi analoghi a quello della Sala dei Profeti.
  • Lavatorium e Cucine: è il lavabo collettivo dei monaci, struttura poligonale caratterizzata da un sistema di canalizzazione funzionale al rifornimento idrico. Pavimentato in laterizi, presenta al centro i resti di un pilastro quadrato che sosteneva la copertura. Le cucine furono costruite nel IX secolo, si articolano in due ambienti, la cucina vera ed un vano che doveva fungere da anticucina. Inizialmente i pavimenti in laterizi sono successivamente coperti da un battuto di terra; nella cucina sono visibili i resti di una botola usata per attingere all'acqua del fiume e la base rettangolare del piano di cottura, realizzata in laterizi e blocchi di tufo vulcanico. Alle spalle di questa si trova una mensa ponderaria di età romana, che permette di calcolare le quantità di cibo da preparare. Tra la mensa e il muro nord dell'ambiente è realizzato uno scivolo, con due file affiancata di tegole, per eliminare i rifiuti dei cibi residui. Nell'angolo sud-est è invece sistemato un grande focolare collegato ad un'altra struttura inserita nel muro, ossia la base della canna fumaria.
  • Loggiato e magazzini: il corridoio ovest è aperto verso l'area centrale di un loggiato, chiuso verso Colle della Torre, pavimentato in laterizi e contro la parete è sistemato un sedile in muratura continuo. La struttura è coperta con un tetto a falda unica, sostenuto da archi in muratura poggianti all'esterno sui pilastri che sostengono il loggiato. Come magazzino viene interpretato l'ambiente rettangolare alle spalle del tratto iniziale del corridoio ovest, parzialmente scavato nel banco di travertino del Colle della Torre. Lo spazio interno era probabilmente diviso in tramezzi lignei. Sono stati trovati attrezzi da muratore e carpentiere e materiale che dovevano essere messi in opera.
    Il loggiato ricavando scavando la parete di travertino, conduce alla rampa d'accesso della chiesa, è riccamente decorato da affreschi nella parete interna, con uno schema di pannelli con all'interno figure geometriche o animali. Continuando al di sopra dei loggiati, il primo terrazzamento ospitava i dormitori, il secondo era zona sepolcrale, il terzo è caratterizzato da imponenti soluzioni di almeno due edifici non identificati, uno dei quali forse è una piccola chiesa.

  • Cripta dell'abate Epifanio:  Si tratta di un edificio a navata unica coperto in origine da capriate lignee, terminante con abside trilobata e sopraelevate, che conserva tracce di affreschi. Nel presbiterio resta parte di un altare, costituito da un rocchio di colonna di spoglio. La facciata è preceduta da un nartece, costruita nel IX secolo. Presso la cripta si conserva una sepoltura di un personaggio ignoto, forse l'abate Epifanio (in carica dal 6 ottobre 824 al 13 settembre 842, secondo il Chronicon Vulturnense), o un altro personaggio legato fortemente alle vicende storiche del monastero, ritratto nell'affresco maggiore.

La chiesa di San Vincenzo Maggiore

In Good Morning Kiss Kiss è intervenuto l'archeologo Andrea Angelucci per parlarci del sito:

«Oggi vi porto a San Vincenzo al Volturno, una zona bellissima ai piedi del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, dove c'è uno dei siti archeologici più belli se si parla di Medioevo in Italia. Si tratta dell'Abbazia di San Vincenzo al Volturno, in provincia di Isernia. È anche facilmente raggiungibile dall'autostrada. In questa splendida zona ci sono i resti di due complessi abbaziali, il primo è più recente e si vede la chiesa, il secondo è la parte più interessante del complesso e mostra un'abbazia dell'VIII-IX secolo d.C., veramente stupenda. Fortuitamente nell'800 un contadino entrando in un buco, scoprì una cripta completamente piena di affreschi, e sono tra gli affreschi più belli di scuola longobarda del periodo. Si tratta della Cripta di Epifanio. Attualmente c'è ancora una comunità di benedettini e le chiese sono ancora attive. Oltre a tutti i vari affreschi che sono strepitosi, vi consiglio di notare una scena di crocifissione che mi ha colpito molto: c'è un particolare che rappresenta la città di Gerusalemme che è affranta, perché vedendo la crocifissione di Gesù, la città piange. Inoltre, c'è un altro particolare: sulla testa dell'abate Epifanio è raffigurato un quadrato (e non l'aureola) che si chiama "nimbo", che sta a significare che, quando l'affresco è stato fatto, l'abate Epifanio era ancora in vita.»

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