Istituita nel 1991 dall’International Diabetes Federation e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Giornata mondiale del diabete viene organizzata per sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sulla prevenzione e gestione di questa patologia che comporta un innalzamento dello zucchero nel sangue a causa di un cattivo funzionamento del metabolismo del glucosio. Le forme di diabete -di tipo 1 e tipo 2- sono malattie molto diverse tra loro, ma entrambe in aumento. Il diabete di tipo 2 che rappresenta il 90% dei casi e si presenta in età adulta è una patologia metabolica: la produzione di insulina non viene interrotta, i tessuti diventano man mano più resistenti all’azione dell’ormone per colpa di uno stile di vita scorretto fatto di sedentarietà, dieta poco sana, sovrappeso od obesità. Nel diabete di tipo 1, detto anche diabete giovanile, il sistema immunitario attacca per sbaglio le cellule del pancreas che producono l’insulina, l’ormone necessario per gestire il glucosio in circolo, e questo porta all’impossibilità di utilizzare lo zucchero da parte dei tessuti, con la glicemia che sale a dismisura.
In Italia, secondo una lettura integrata dei sistemi di sorveglianza Passi e Passi d’Argento, coordinati dall’Istituto Superiore di Sanità, si stima che oltre quattro milioni di persone siano colpite dal diabete e che la prevalenza varia significativamente con l’età. Prima dei 50 anni, la percentuale è inferiore al 5%, ma aumenta rapidamente superando il 23% intorno agli 80 anni. Nei bambini, invece, nel 40% dei casi la diagnosi di diabete di tipo 1 arriva in ritardo. Un ostacolo che può incidere sull’aspettativa di vita, che può essere ridotta anche di sedici anni se la malattia insorge prima dei 10 anni e non è controllata opportunamente.
Grazie alla legge 130/2023, il nostro paese è diventato il primo al mondo ad avere istituito uno screening del diabete di tipo 1. “E’ urgente e necessario che vengano emanati al più presto i decreti attuativi per individuare bambini e ragazzi ad alto rischio, prima che si arrivi ad uno scompenso che può mettere in pericolo perfino la vita” spiega Valentino Cherubini direttore di Diabetologia Pediatrica agli Ospedali Riuniti di Ancona e presidente della Sidep. “Se invece la malattia è diagnosticata in tempo e bene curata -aggiunge- non incide sull’aspettativa di vita, che è la stessa della popolazione senza diabete. Lo screening potrà consentire inoltre di utilizzare terapie, non ancora disponibili in Italia, in grado di ritardare la comparsa della malattia”.