A Radio Kiss Kiss, per le pillole di salute del network editoriale PreSa, è intervenuto il dottor Vincenzo Piccolo, Responsabile della Dermatologia Pediatrica dell’Università Vanvitelli di Napoli. Il suo intervento ha posto l’attenzione su una delle patologie cutanee più diffuse in età pediatrica – ma che non risparmia neppure gli adulti – ovvero la dermatite atopica, una condizione cronica che influisce in modo significativo sulla qualità della vita di chi ne soffre.
Le cause e le manifestazioni della dermatite atopica
«La dermatite atopica – spiega il dottor Piccolo – è una malattia cutanea dovuta fondamentalmente a un’alterazione della barriera della pelle. In sostanza, questa condizione predispone la cute alla disidratazione e a un processo secondario di infiammazione». Si tratta, continua lo specialista, «di una malattia molto comune che colpisce il 20-25% della popolazione pediatrica. Tuttavia, non si tratta di un disturbo esclusivamente infantile, perché in alcuni casi può persistere o manifestarsi anche in età adulta».
Il dottor Piccolo sottolinea tre elementi principali che caratterizzano la dermatite atopica: «Il prurito, l’eczema – ovvero la presenza di lesioni essudanti sulla pelle che compaiono in zone specifiche a seconda dell’età del paziente – e l’andamento cronico, che purtroppo sottopone chi ne soffre a recidive molto frequenti».
Oltre agli aspetti dermatologici, la patologia incide in modo rilevante sulla vita quotidiana: «A tutto questo – aggiunge – si associa spesso un importante impatto sulla qualità della vita dei pazienti, sul sonno e, nei bambini, anche sul rendimento scolastico. Lo stesso vale per gli adulti, che possono risentire della malattia in termini di concentrazione e produttività lavorativa». La dermatite atopica, dunque, non è solo un problema estetico o passeggero, ma una condizione cronica che richiede attenzione, continuità di cura e un approccio multidisciplinare.
Come viene gestita la dermatite atopica e quali sono le terapie disponibili
Il trattamento della dermatite atopica, precisa il dottor Piccolo, è complesso e personalizzabile. «I trattamenti a disposizione sono tantissimi – spiega – e spesso devono essere combinati tra loro per ottenere il massimo beneficio. Certamente, il caposaldo del trattamento resta l’idratazione cutanea e il rispetto della pelle, attraverso l’utilizzo di detergenti specifici, delicati, senza profumi e tensioattivi aggressivi».
L’idratazione costante e l’uso di prodotti adeguati rappresentano, secondo lo specialista, «la base su cui costruire tutto il percorso terapeutico. È fondamentale evitare di aggredire ulteriormente la pelle, che è già compromessa nella sua funzione di barriera. Bisogna imparare a rispettarla e proteggerla con costanza».
Il secondo pilastro della gestione clinica riguarda il controllo dell’infiammazione: «L’altro elemento fondamentale – prosegue Piccolo – consiste proprio nel trattamento dell’infiammazione di cui parlavamo in precedenza. Per questo si utilizzano steroidi topici o altri anti-infiammatori locali».
Tuttavia, non sempre le terapie topiche bastano. «Nei casi in cui la dermatite sia più grave o resistente ai trattamenti locali – aggiunge – è possibile ricorrere a trattamenti orali. In passato questi consistevano fondamentalmente in immunosoppressori.» Oggi, grazie ai progressi della ricerca «e alla comprensione dei meccanismi alla base della malattia, le possibilità terapeutiche si sono ampliate in modo straordinario».
Farmaci biologici e nuove prospettive terapeutiche
Il progresso scientifico, infatti, ha portato alla nascita di una nuova generazione di farmaci: «Oggi sappiamo che è possibile trattare la dermatite atopica in maniera diversa – spiega Piccolo – grazie a farmaci mirati, i cosiddetti farmaci biologici, che agiscono direttamente sui meccanismi responsabili della malattia. Questi medicinali rappresentano un cambio di paradigma: non si limitano a controllare i sintomi, ma intervengono sulle cause biologiche che innescano l’infiammazione cutanea».
Il dottore precisa che si tratta di terapie promettenti: «Questi farmaci agiscono non solo sul prurito, che è uno dei sintomi più invalidanti per i pazienti, ma anche sull’evoluzione stessa della malattia. È ciò che noi chiamiamo disease modification, ossia la possibilità di modificare l’andamento clinico nel lungo periodo».
Una prospettiva che, fino a pochi anni fa, era impensabile. «Per la prima volta – aggiunge – possiamo parlare di trattamenti che non si limitano a lenire il disagio, ma che offrono una reale possibilità di migliorare il decorso della malattia, riducendo la frequenza e l’intensità delle recidive. E ciò che è particolarmente importante è che questi farmaci sono disponibili anche per i bambini molto piccoli, poiché si sono dimostrati estremamente sicuri».
Accessibilità dei nuovi trattamenti e centri di riferimento
Riguardo alla disponibilità di queste terapie, Piccolo chiarisce che «i trattamenti innovativi si stanno diffondendo progressivamente su tutto il territorio nazionale». Tuttavia, precisa che «al momento, i farmaci biologici sono prescrivibili solo presso i centri di riferimento per la gestione della dermatite atopica. Ogni regione ha individuato specifiche strutture ospedaliere o universitarie abilitate alla prescrizione di questi farmaci, in modo da garantire il massimo della sicurezza e dell’efficacia».
Si tratta di un modello organizzativo che assicura ai pazienti un percorso di cura controllato e personalizzato. «Questi centri – conclude Piccolo – rappresentano un punto di riferimento fondamentale, perché consentono di seguire i pazienti in modo continuativo, valutando i risultati clinici e adattando le terapie alle singole esigenze. L’obiettivo non è solo curare la pelle, ma migliorare in modo duraturo la qualità della vita di chi convive con questa patologia».
