‘E sona mo’: sette anni senza Pino Daniele

Sette anni senza il mascalzone latino della musica, il cantautore e musicista Pino Daniele, ci lasciava il 4 Gennaio del 2015. Un'icona per Napoli e per il mondo.

E’ il 4 Gennaio 2015 quando Pino Daniele lascia ai napoletani e a tutto il mondo la custodia della sua eredità artistica e musicale; fondatore di un nuovo genere musicale da lui stesso denominato “tarumbò”, una mescolanza tra tarantella e blues, è stato uno dei musicisti più innovativi e geniali del panorama strumentale italiano, capace negli anni di reinventarsi ma soprattutto di inventare.

Nasce in una famiglia molto modesta, nella zona del Porto di Napoliil 19 Marzo 1955 – e primo di sei figli inizia a suonare la chitarra a quattordici anni studiando prima da autodidatta ed in seguito presso una scuola. Compagno di classe alle elementari di Enzo Gragnaniello, altro grande artista della scena napoletana, di cui resterà amico per sempre fonderà la sua prima band dal nome “Batracomiomachia” con Paolo RaffoneRosario JermanoRino ZurzoloEnzo Avitabile ed Enzo Ciervo. Cruciale sarà però l’incontro con James Senese, sassofonista dei Napoli Centraleensemble partenopeo di primissimo spicco negli anni settanta dove Daniele entrerà a far parte come bassista. Difatti sarà proprio il sodalizio con Senese a dare vita ad una maturazione artistica non indifferente per il cantautore napoletano.

Influenzato da una parte da Elvis Presley e dall’altra da Roberto Murolo, solo l’arrivo degli anni ottanta gli apriranno le porte della consacrazione come artista di primo livello. E’ il 27 giugno 1980, infatti, quando suona in apertura del concerto di Bob Marley allo Stadio San Siro, davanti a circa 80 000 persone. Ed in quello stesso anno arriva la pubblicazione dell’album Nero a metà, album che ridefinisce in maniera strutturale il nuovo sound napoletano, un latin blues costruito su sonorità tipicamente mediterranee.

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Un mascalzone latino, un’icona più che un musicista, Pino Daniele è stato colui che è riuscito a fondere passato e presente creando nuovi sound, ritmi mai suonati prima portando nella musica e nel mondo novità e rivoluzione. Acclamato e amato da tutti, con quasi 47 album pubblicati – tra raccolte, album in studio e dal vivo – le sue canzoni sono state le colonne sonore non solo delle nostre vite ma anche di tanti film, come quelli del caro amico e regista Massimo Troisi: Ricomincio da treLe vie del Signore sono finite e Pensavo fosse amore… invece era un calesse, riuscendo ad ottenere per quest’ultimo nel 1992 persino il Ciak d’oro per la migliore colonna sonora. E non solo.

Passando per le più celebri come “O scarrafone”, “Napule è”, “Alleria”, “Je so Pazzo” o ancora “Je sto vicino a te” scritte e composte in dialetto napoletano a “Voglio di più”, “A testa in giù”, “Quando” e tantissime altre ancora, in italianole canzoni di Pino Daniele, hanno raccontato con malinconia e talvolta rabbia le ingiustizie della sua città, ma anche con passione il legame e il profondo sentimento verso questa.

Manifesti di poesia ritmata, scorci di vita vissuta, le composizioni dell’artista partenopeo sono stati l’incontro -ogni volta in maniera diversa – tra le parole e il suono, in una ricerca di questo sempre più attenta, innovativa. Ha cantato non solo della sua città, ma anche dell’amore, delle mille facce che assume nel corso del tempo; ma anche dell’amicizia, della famiglia, delle sfumature dell’animo di ogni essere umano e dei cambiamenti del mondo. Ha denunciato attraverso le sette note le ingiustizie, gli inganni del tempo e della vita. Ha raccolto il bene e il male e lo ha suonato, rendendolo musica.

Ha collaborato con artisti provenienti da tutto il mondo: Chick Corea, Steve Gadd, Ralph Towner, Mike Mainieri, Mel Collins, Richie Havens, Eric Clapton , Karl Potter ma anche Giorgia, Franco Battiato, Fiorella Mannoia, Lucio Dalla, Vasco Rossi ed ancora Mina, Loredana Bertè e tanti altri. Ma è la band di «Vai mo», il suo quarto album in studio, con Tullio De Piscopo alla batteria, Tony Esposito alle percussioni, James Senese al sax, Rino Zurzolo al basso e Joe Amoruso alle tastiere, a dare vita alla “Neapolitan power”, un movimento all’insegna dell’innovazione artistica partenopea, capace di creare una commistione di più generi musicali fra loro quali il blues, il jazz, il funk ed il rock e di restare così indelebile nella storia della musica e nel cuore degli appassionati.

Così ciao Pinù, in fondo sette anni non sono niente, un Nero a metà è per sempre. Ci hai insegnato come si può restare se stessi e allo stesso tempo rinnovarsi costantemente. Il tuo genio creativo è testimonianza di una delle più grandi prove di immortalità e leggendarietà sulla Terra e noi per questo te ne saremo sempre grati.

E sona mo, sona mo, sona mo….

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