Rosa Chemical sulla musica: “Non si parla più di qualità. Questa non è meritocrazia, ma numerocrazia”

A Sanremo 2023 Rosa Chemical ha lasciato il segno grazie al suo bacio in platea con Fedez che è valso ad entrambi una denuncia per atti osceni in luogo pubblico, poi decaduta. Al festival il cantante aveva anche fatto parlare per la sua canzone Made in Italy, ricca di allusioni sessuali.

A tutto questo clamore mediatico è poi seguito un anno di silenzio e il ritorno alla musica con il singolo Blackout dello scorso febbraio. Il 20 giugno invece è uscito il nuovo brano 3some, nel quale collabora con Villabanks.

Ma chi è davvero Manuel Franco Rocati, in arte Rosa Chemical? Oggi l’artista piemontese è ad una svolta importante per la sua carriera che sembra affrontare con ironia e consapevolezza. In un’intervista concessa al magazine Rolling Stone il cantante si è raccontato parlando di Sanremo, della sua musica e del suo essere sempre ‘provocante’.

Interrogato su ciò che gli ha lasciato Sanremo, Rosa Chemical dice: “Sanremo è una bolla. Sono dieci giorni che valgono un anno. Spiegare precisamente cosa ho vissuto non è facile, è stato bello ed emozionante, soprattutto per un ragazzo che tutta quella roba non l’aveva mai vista. Venivo dalla trap, dalla strada e sono stato catapultato sul palco dell’Ariston”.

Poi sul perché sia rimasto in silenzio per un anno risponde: “Un’esposizione mediatica così forte mi ha portato ad avere tantissime attenzioni da un pubblico diverso. Sono cambiati i fan, si è alzata l’età media degli ascoltatori. Così mi sono ritrovato in confusione e con un disco già pronto che alla fine ho cestinato”.

La chiacchierata continua affrontando il tema del successo e di ciò che viene dopo: “Sai, avere un pezzo che ti esplode tra le mani ti dà una visibilità finta, effimera, un boom di viralità che poi sta a te fare durare, oppure farla svanire. Quello era un momento dopato grazie a Sanremo. Adesso basta non ricercare quella cosa lì e tutto si affronta con meno ansia”.

Sulla corsa agli streaming che per alcuni rendono la musica ‘usa e getta’, il cantautore ventiseienne ha condiviso il suo pensiero: “Viene sempre premiata la quantità, ma alla gente che cosa gliene frega se una canzone totalizza 10 milioni di visualizzazioni? Non si parla più di qualità e quindi un sacco di artisti che non raggiungono certi numeri non vengono considerati. Questa non è vera meritocrazia, è numerocrazia. Vince il numero, non la qualità”.

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