Neffa torna con il nuovo album ‘Canerandagio – Parte 1’

Il nuovo album di Neffa, 'Canerandagio - Parte 1'

Dopo anni di silenzio discografico – l’ultimo album solista risale al 2015 con Resistenza – il cantautore, producer e rapper campano torna sulle scene con un lavoro che è già dichiarazione d’intenti nel titolo: Canerandagio – Parte 1. Non un semplice album, ma un manifesto d’identità, una nuova mappa sonora tracciata tra passato, presente e quello che verrà. Un ritorno atteso, denso, che suona insieme come una confessione, una rivendicazione e una liberazione.

Il ritorno dell’outsider

Chi conosce Neffa sa bene che definirlo è sempre stato difficile. Nato artisticamente nella scena hardcore degli anni ’90 – memorabile il periodo con i Sangue Misto e l’album culto SXM – Giovanni Pellino si è sempre mosso da battitore libero. Rapper, soul man, crooner, cantautore pop: Neffa ha cambiato pelle senza mai perdere riconoscibilità. Ma negli ultimi anni, proprio mentre il rap italiano conquistava il mainstream che lui aveva anticipato, Neffa ha scelto il silenzio. Pochi live, pochissime interviste, un ritiro volontario che oggi trova una nuova spiegazione. “Canerandagio – Parte 1” è un titolo che racconta tutto: l’identità di chi si è sempre sentito ai margini del sistema, per scelta e per vocazione, e la voglia di riprendere la parola, stavolta con la lucidità di chi ha visto passare tante stagioni musicali e ne è uscito ancora una volta vivo, affamato, autentico.

Un viaggio tra soul, rap e melodia

L’album, composto da dieci tracce, si apre con Littlefunkyintro, l’unico brano completamente solista: nessun featuring, solo Neffa. Un pezzo che, pur nella sua brevità, racchiude l’essenza e l’atmosfera dell’intero progetto, come se fosse un biglietto da visita sonoro. Il resto del disco è invece un viaggio ricco di collaborazioni, nate dalla sinergia con alcuni dei nomi più significativi della scena rap e pop italiana contemporanea. In Canerandagio – Parte 1 troviamo:

  • Noyz Narcos in TROPPAweed,
  • Franco126 in Bufera,
  • Guè e Joshua in Cuoreapezzi,
  • Izi nella title track Canerandagio,
  • Fabri Fibra e Myss Keta in Hype (nuoveindagini),
  • Frah Quintale in Perdersi&ritorno,
  • Joan Thiele e Gemitaiz in Miraggio,
  • Lucariello e STE in Argiento,
  • Ele A e Francesca Michielin in Tuttelestelle.

Un cast corale, eterogeneo e ben bilanciato, che testimonia la capacità di Neffa di dialogare con generazioni e stili diversi senza perdere la propria identità. Ogni featuring arricchisce il brano di sfumature nuove, ma il timbro del disco resta inconfondibilmente suo.

Un’operazione culturale, non nostalgica

Sarebbe un errore pensare a Canerandagio – Parte 1 come a un’operazione nostalgica. Al contrario, Neffa non guarda indietro per rimpiangere, ma per riconnettersi con la propria origine, e rilanciarla nel presente. C’è consapevolezza nei testi, ma anche una grande freschezza musicale. Il disco non cerca il colpo facile, non si piega alle logiche dei trend o delle piattaforme. È un lavoro che chiede attenzione e tempo, qualità sempre più rare nel consumo musicale contemporaneo. Il “Parte 1” nel titolo lascia intuire che questo è solo l’inizio di un nuovo percorso. Neffa ha scelto di pubblicare il progetto in più atti, quasi come se volesse dare respiro a ogni fase del suo ritorno, raccontando un percorso per tappe, come un romanzo autobiografico suddiviso in capitoli sonori.

Il peso del silenzio e la forza del ritorno

Dopo dieci anni di quasi totale silenzio, il rischio era quello di essere dimenticati, o peggio, di risultare fuori tempo. Ma Neffa ha trasformato il tempo in alleato, e l’assenza in valore. Canerandagio – Parte 1 è un disco che non vuole piacere a tutti, ma vuole arrivare a chi è disposto ad ascoltare davvero. È musica fatta da un uomo che ha vissuto, sbagliato, riflettuto, e ha deciso di tornare senza filtri, senza finzioni. Il ritorno di Neffa è un piccolo evento per la musica italiana. Non solo per ciò che rappresenta in termini di carriera – oltre trent’anni di percorso artistico – ma per ciò che ancora oggi incarna: l’idea che si può fare musica senza compromessi, che si può invecchiare artisticamente rimanendo rilevanti, che si può tornare senza inseguire nessuno.

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