Marco Mengoni ha fatto tappa allo Stadio San Siro per la prima delle due date milanesi del suo tour “Marco negli stadi 2025”. Un evento che va ben oltre la dimensione del concerto pop e si trasforma in un’esperienza immersiva, emotiva, teatrale. Uno show in cui musica, narrazione e arte visiva si intrecciano per raccontare, attraverso la sua voce e la sua visione, una storia di fragilità, cambiamento e rinascita.
Un pubblico che lo vive, più che ascoltarlo
Il pubblico è variegato ma con un cuore pulsante femminile: madri e figlie, gruppi di amiche, coppie e spettatori solitari, tutti accomunati dal bisogno di condividere, più che semplicemente ascoltare. Perché Mengoni è condivisione, è canto collettivo, è empatia. “Lo si canta, lo si soffre, lo si percepisce”, come scrive chi lo ha seguito da vicino.
Il concerto come tragedia greca
Mengoni non mette in scena un semplice live, ma un’opera moderna, ispirata alla struttura della tragedia greca: prologo, parodo, episodi, stasimi, esodo e catarsi. Una forma concettuale che si riflette nella scaletta, nella scenografia, nei costumi e nelle performance.
«Questo tour sono io», ha dichiarato. «È la mia visione del mondo. La vita è un processo necessario di decostruzione per poi ricostruire. La musica è il mio modo per raccontare tutto questo».
Una scaletta che racconta
Il concerto si apre con “Ti ho voluto bene veramente” e “Guerriero”, passando per hit come “Hola”, “Cambia un uomo”, “L’essenziale”, fino ad arrivare a “Due vite”, interpretata con una commozione palpabile.
Non mancano gli ospiti: Frah Quintale per Fuoco di paglia, Joan Thiele in Un fiore contro il diluvio e una sua sorprendente versione di Eco, Sayf e Rkomi che chiudono in festa con Sto bene al mare.
Il palco: tra macerie e cristalli
Il palco, ideato dallo stesso Mengoni, è una metafora potente: si apre su macerie di architetture crollate e si trasforma in strutture trasparenti di cristallo, simbolo della fragilità umana. Uno specchio sul fondo amplifica lo spazio, mentre una passerella mobile lunga 26 metri permette all’artista di raggiungere anche gli spettatori più lontani.
Emozioni in scena
Dieci performer, diretti da Daniele Sibilli, incarnano emozioni umane — rabbia, gioia, paura, disprezzo, perdono — in una danza che accompagna lo spettacolo. I costumi, curati con estrema attenzione, raccontano un viaggio che va “dal buio alla luce, dalla distruzione alla catarsi”, con materiali strappati, dipinti a mano, pezzi unici che seguono la narrazione.
Anche i look di Mengoni, firmati da nomi come ACT N°1, Alessandro Vigilante, Dsquared2, Emporio Armani, Etro e altri, seguono questa trasformazione: dagli abiti desertici e lacerati iniziali alle armature cristalline finali, ogni outfit è parte integrante del racconto.
Una band ampliata e una direzione musicale visionaria
Accanto alla sua storica band, Mengoni porta sul palco nuovi elementi orchestrali e contaminazioni sonore che spaziano dal soul al pop, dall’elettronica al rock alternativo. La direzione musicale, curata con Giovanni Pallotti e Francesco Fugazza, regge il peso narrativo di uno spettacolo ambizioso e ricco.
Non solo musica, ma identità
“Non è solo un concerto”: è una dichiarazione d’intenti, una riflessione personale che diventa specchio collettivo. San Siro canta, piange, balla. Vive. In due ore e mezzo, Mengoni regala al suo pubblico un’esperienza che va oltre la musica. Una tragedia moderna, sì, ma con un finale che profuma di catarsi.
Prossime date:
- 14 luglio – Milano, San Siro
- 17 luglio – Padova
- 20 luglio – Bari (sold out)
- 23-24 luglio – Messina (24 sold out)
- Ottobre e novembre: tour nei palasport italiani
- Novembre e dicembre: date europee in Svizzera, Germania, Francia, UK, Spagna