Oggi 14 aprile, Blue Origin ha scritto una nuova pagina nella storia dell’esplorazione spaziale con il completamento del primo volo suborbitale interamente al femminile. A bordo della capsula New Shepard, lanciata dal sito di Corn Ranch nel Texas occidentale, sei donne hanno intrapreso un viaggio di circa 11 minuti, superando la linea di Kármán e sperimentando l’assenza di gravità.
Un equipaggio d’eccezione
L’equipaggio della missione NS-31 era composto da:
- Katy Perry, popstar internazionale;
- Lauren Sánchez, giornalista e pilota, nonché compagna di Jeff Bezos;
- Gayle King, conduttrice televisiva;
- Aisha Bowe, ex ingegnera della NASA e imprenditrice nel settore STEM;
- Amanda Nguyen, attivista per i diritti civili e candidata al Nobel;
- Kerianne Flynn, produttrice cinematografica.
Durante il volo, Katy Perry ha intonato “What a Wonderful World”, un momento che ha aggiunto un tocco emotivo all’esperienza. Al ritorno sulla Terra, ha mostrato una margherita, simbolo della resilienza di sua figlia Daisy, sottolineando l’importanza personale di questa missione.
Un passo avanti per l’inclusione
Questa missione rappresenta un traguardo significativo per la rappresentanza femminile nell’esplorazione spaziale. È la prima volta dal 1963, anno in cui Valentina Tereshkova divenne la prima donna nello spazio, che un equipaggio interamente femminile ha partecipato a una missione spaziale. Lauren Sánchez, che ha avuto un ruolo chiave nella formazione dell’equipaggio, ha sottolineato l’importanza di raccontare storie diverse e di promuovere la diversità nell’esplorazione spaziale. Ogni membro dell’equipaggio ha portato con sé un background unico, contribuendo a una missione che celebra la diversità e l’empowerment femminile.
Reazioni e impatto
Il volo ha attirato l’attenzione di numerose personalità, tra cui Orlando Bloom, Oprah Winfrey e membri della famiglia Kardashian, presenti al lancio. Tuttavia, non sono mancate le critiche: l’attrice Olivia Munn ha definito la missione “gluttonous”, ossia avida, ingorda, sollevando dubbi sulla necessità e sul valore di un’iniziativa che, più che scientifica, sembra essere una trovata pubblicitaria e sottolineando le difficoltà economiche che molte persone affrontano quotidianamente. Nonostante le opinioni contrastanti, la missione NS-31 di Blue Origin rimane un simbolo potente di progresso e inclusione. Ha dimostrato che lo spazio non è più un dominio esclusivo, ma un luogo dove storie diverse possono convergere, ispirando le future generazioni a guardare oltre i confini terrestri.