Ghali: “I trapper sono i cantautori di oggi. Anche De André parlava un linguaggio di strada”

Ospite sul Nove, Ghali ha parlato dei messaggi che ha voluto trasmettere sul palco di Sanremo 2024 e del ruolo dei trapper al giorno d'oggi.
Il suo pensiero

Ghali è stato ospite a Che tempo che fa, con Fabio Fazio. Il rapper ha portato avanti alcuni dei discorsi fatti sul palco dell’Ariston sia in occasione di Sanremo 2024 e sia la domenica successiva, con la puntata di Domenica In sempre dal teatro ligure. “Nella canzone [Casa mia, ndr] c’è scritto tutto quello che poi è successo anche a Sanremo e il giorno dopo, è assurdo” – ha raccontato a tal proposito.

E poi: “Per me è la cosa più importante, qualsiasi cosa è da condividere. Il successo, tutti i beni che abbiamo su questo pianeta, non sarebbero delle ricchezze se non fossero condivisibili. Sono condivisibili solo se stiamo tutti bene e se c’è pace, se in una stanza siamo in dieci e sette persone stanno male pure le altre tre staranno male. Se in una stanza di dieci persone sette stanno bene, le altre tre anche se stanno male inizieranno a riprendersi. È importante stare tutti bene per quanto sembri banale” – ha dichiarato Ghali.

L’autore di Casa mia ha poi spaziato, analizzando il ruolo dell’arte nella contemporaneità. L’arte esiste per questo, è una valvola di sfogo, una stanza creativa per chi soffre e capisce che può trarre vantaggio dalle proprie ‘sfortune’. L’arte oggi è l’unico modo che abbiamo per far diventare una pietra preziosa il nostro dolore. Sento che le persone riescono a percepire questo perché lo sono veramente. […] Siamo in un momento in cui c’è tanta superficialità, tante cose che escono sono mediocri e ci si accontenta, ma accontentarmi non mi fa stare bene e so che per fare qualcosa di straordinario devo tornare puro e me stesso. Il successo ti porta dopo un po’ a toglierti quell’innocenza e io non voglio credere che non si possa rifare due volte.”

Infine, un appunto di Ghali molto particolare sull’assonanza tra il ruolo della trap e quella del cantautorato italiano nel passato. “I trapper sono i nuovi cantautori di oggi. Esattamente come facevano i cantautori di una volta che usavano il linguaggio di strada di quel momento, i cantautori di oggi usano il codice di strada. Per questo molti giovani si ritrovano, parliamo di vita vera. Lo sento nei testi di De André che lui parlava come si parlava nelle strade, riesco a percepirlo che era uno slang di quel momento. Io sono stato un ultimo per tanto tempo e lo sono ancora“.

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