Rivivi l’intervista di Max e Max a Gigi D’Alessio!
Autore di grandi successi, protagonista indiscusso della musica italiana da più di 30 anni, è con noi Gigi D’Alessio!
«Eccomi qua, buongiorno!»
Grazie per essere qui con noi. Questa mattina parlavamo di dialetti e tu sei ambasciatore del napoletano nel mondo.
«Però non confondiamo, il napoletano è una lingua.»
Quando tu sei in giro per il mondo e trovi qualcuno che non parla napoletano, per divertirti, c’è una frase incomprensibile che dici per capire se viene compresa?
«Siccome sono uno che non molla, di solito dico: “Dicette ‘o pappice vicino a’ noce: ramm’ ‘o tiemp’ ca te spertose”»
Bellissimo! E adesso devi tradurlo!
«”Disse il tarlo alla noce: dammi tempo che ti faccio il buco.” Con la pazienza, piano piano. Io dico sempre che siamo nati per non avere. Il Meridione, tutto il Sud del mondo è nato per non avere. Ma manco a farlo apposta, siamo anche le persone più felici, perché nella povertà siamo quelli che si aiutano tra di loro, tutti. Quando sei nato per non avere e ottieni le cose, non solo le apprezzi di più, ci devi lavorare di più. Ecco il perché del proverbio.»
E a proposito di lavorare tanto tempo, quasi 31 anni di carriera e ce n’è di lavoro dietro.
«Sì, soprattutto perché non siamo stati per niente agevolati.»
Senza X Factor o Grande Fratello, no? Sei diventato famoso perché sei bravo di tuo!
« [ride, ndr] Io ho la grande fortuna di fare un lavoro che mi piace. È quello che auguro a tutti. Noi viviamo in un paese dove purtroppo chi si laurea in Medicina deve andare a fare il cameriere o chi si laurea in Giurisprudenza deve andare a fare i call center, che ci chiamano da mattina a sera senza sosta.»
31 anni di carriera e siamo qui a testimoniare che la fiammella che tiene accesa la tua passione non si è mai affievolita. Ma qual è stato l’incontro più illuminante della tua carriera?
«Ho avuto la fortuna di incontrare la musica, perché poi è lei che ti apre le porte. Paradossalmente, la musica è scostumata, è maleducata, entra senza chiedere il permesso e nessuno la caccia. Tu riesci ad arrivare alla gente, poi devi essere una persona che si pone degli obiettivi. Se stai a casa ad aspettare che arrivi Babbo Natale che ti porta i doni, hai voglia ad aspettare. Penso solo che chi fa sbaglia. Però bisogna fare, perché poi se sbagli, impari.»
Ma dici delle cose…
«Stamattina sono troppo saggio.»
Nella tua “Si te sapesse dicere” si conferma tutta la musicalità del napoletano.
«Ecco perché dico che è una lingua. Il napoletano ha un suono. Non a caso, se prendi la più brutta canzone in italiano e la fai cantare in inglese, diventa un evergreen. Se prendi My Way e la traduci in italiano peggiora. Invece il napoletano è come l’inglese, ha il suono nelle parole.»
A proposito di parole, non so se “Si te sapesse dicere” è una citazione alla poesia d’amore di De Filippo.
«No, assolutamente. Non la conoscevo.»
Qualcuno ha notato questa cosa, peraltro domani cade il compleanno di De Filippo.
«Grande. Lui scrive: Ah, si putesse dicere / chello c’ ‘o core dice / quanto sarria felice / si t’ ‘o sapesse dì!
E si putisse sèntere / chello c’ ‘o core sente / dicisse: “Eternamente / voglio restà cu te!
Ma ‘o core sape scrivere? / ‘O core è analfabeta, / è comm’a nu pùeta / ca nun sape cantà.
Se mbroglia, sposta ‘e vvirgule / nu punto ammirativo / mette nu congiuntivo / addò nun nce ‘adda stà
E tu c’ ‘o staje a ssèntere / te mbruoglie appriess’ a isso, / comme succede spisso… / E addio felicità!”»
Poesia pura.
«Indiscusso.»
Abbiamo citato la poesia di De Filippo…
«Sì, ma il mio testo è dedicato a una donna. Dice: “io vorrei saperti dire che…” Poi nella canzone lo dico cosa vorrei saperti dire. Noi cantautori abbiamo il dovere di essere la voce di chi non si riesce a esprimere. Poi c’è chi può usarla per un figlio, si te sapesse dicere cosa sei per me. Una mamma a un figlio, un figlio a una mamma.»
Quando si parla d’amore, è trasversale e universale.
«Ho scritto d’amore e l’ho scritto per la mia compagna.»
Dove trovi le parole giuste per le tue poesie? Hai una comfort zone? La chiediamo sempre questa cosa.
«Per me non esiste una regola. Per esempio, L’ammore, la canzone con Fiorella Mannoia, l’ho scritta in macchina. Non guidavo e avevo Tramice accanto a me [suo collaboratore, ndr] e gli ho detto: “senti, dobbiamo fare Roma-Milano. Tanto non abbiamo più nulla da dirci, proviamo a scrivere una canzone.” E l’ho scritta.»
Secondo un collega le canzoni nascono da sole.
«Davvero, non c’è una regola. Io mi siedo al pianoforte ed è la musica a farmi trovare le parole. Poi c’è anche chi scrive prima i testi e poi li mette in musica. Il sommo poeta Mogol voleva che gli portassi le canzoni cantate in finto inglese. È il metodo che usava con Battisti. Con Mogol abbiamo scritto bei pezzi.»
Ci hai detto un bel segreto.
«Io l’inglese non lo so parlare, non so parlare l’italiano, figuriamoci l’inglese! [ride, ndr] Quindi dovevo cantargli la musica in inglese finto perché doveva provare le finali. Lui, che scriveva in italiano, voleva il finto inglese per avere la metrica con le finali: -ei, -ai.»
Tu hai preso i più bravi rapper e li hai messi insieme e ci hai fatto una canzone stupenda! [“Buongiorno”, con Vale Lambo, MV Killa, LDA, CoCo, Franco Ricciardi, Lele Blade, Enzo Dong, Clementino, Geolier, Samurai Jay, ndr]. Parlavamo del backstage del video e di quest’impresa e abbiamo capito che sei un giovane!
«Questa è stata un’operazione inedita e forse la più riuscita, perché era la prima volta che si incontravano questi due mondi che non sono poi così distanti. Perché tutti, soprattutto chi scrive, questi grandi critici che parlano di musica ma non sanno niente, vogliono mettere delle barriere. La musica è una, siamo tutti figli della stessa musica. Dico sempre che è come una donna nuda. La musica è femmina, cominicamo a stabilire questo. Le metti un giubbino di pelle, diventa rock; le metti un tailleur e diventa chic; con un vestito da sposa è romantica. Ma è sempre la musica, è sempre la stessa donna.»
A breve ci sono novità, ci vuoi accennare qualcosa?
«Beh, occuperò Piazza del Plebiscito, cinque date!»
26, 27, 28 maggio e il 2-3 giugno. Cinque date per questo spettacolo per “Gigi – uno come te”.
«Devo darti una brutta notizia: i biglietti non ci sono più, è sold out. È una grandissima soddisfazione. Forse c’è ancora qualche biglietto per il 3, l’ultima data.»
Ci avevi promesso il nome di qualche ospite in esclusiva.
«La cosa importante è che chi non ha trovato i biglietti lo potrà vedere il primo giugno su Rai 1. Qualche ospite? Vi dico Tananai, Max Pezzali e Nino D’Angelo.»
Poi c’è anche il “Dove c’è il sole tour”, una data imperdibile al Forum di Assago il 4 ottobre.
«Poi il 5 parto per due concerti in Canada e tre negli Stati Uniti.»
Grazie a Gigi D’Alessio per essere stato con noi!
«Grazie, è stata una piacevole mattinata con voi.»