Gaetano Manfredi: “La forza di Napoli è quella di avere accolto tendenze, lingue e culture provenienti da tutto il mondo”

Nel corso della diretta de I corrieri di Kiss Kiss è stato ospite ai microfoni di Radio Kiss Kiss il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi per parlarci dei festeggiamenti per i 2.500 anni dalla fondazione della città.

Ve l’avevamo promesso ed è qui. È tanta l’emozione perché abbiamo con noi il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi che è venuto per presentarci quello che avverrà nel foyer del teatro San Carlo, ovvero la presentazione ufficiale delle celebrazioni dei 2.500 anni di Napoli.

Domani presentiamo il programma delle manifestazioni che faremo durante tutto l’anno con una grande pubblicità e con l’idea di fare eventi giovani con un taglio più innovativo. Insomma, avremo una festa che racconta i 2.500 anni di storia, ma soprattutto che guarda al futuro della città.

E secondo lei qual è il filo conduttore o la grande costante nella storia di Napoli in 2.500 anni?

La grande costante è la nostra capacità di contaminazione. Napoli è sempre stata una città che ha accolto tutte le tendenze, lingue e culture che venivano dal Mediterraneo e da tutto il mondo. Questa è sempre stata la sua forza e credo che sarà la forza anche per il futuro, in un mondo così globale e conflittuale che tende a richiudersi, mentre noi dobbiamo essere una città aperta e in grado di accogliere chiunque per metabolizzare tutto e creare una cultura condivisa.

Sembra che questo anniversario cada a fagiolo in questo momento in cui c’è un grande entusiasmo intorno alla città di Napoli. Cosa vuole dire a tutti questi turisti che arrivano?

Che quando arrivano saranno accolti dal nostro clima, dal nostro cibo e dall’ospitalità dei napoletani. Un mio amico newyorkese mi dice “Quando atterro a Napoli comincio a sorridere”. Quindi è un po’ vera questa cosa perché l’allegria è importante.

In una fase come questa in cui si parla di overtourism, come a Venezia, in che modo si concilia tutto questo turismo e questa esplosione di Napoli con la vivibilità dei cittadini?

Questa è la sfida delle metropoli di oggi perché noi dobbiamo anche essere in grado di governare questi processi e quindi dobbiamo allargare la città. I turisti non possono stare tutti nello stesso posto, concentrati nel centro storico. Dobbiamo lavorare per fare in modo che ci siano più poli di attrazione. Napoli è una città grande che ha tanta offerta. Poi bisogna anche fare in modo che ci sia equilibrio tra i residenti e i turisti. Chi viene a Napoli non vuole vedere una città di plastica. Vuole vedere una città vera, fatta di persone che ci vivono e che sono anche in grado di trasferire il loro vivere al mondo. Perciò dobbiamo tutelare chi vive nel centro storico.

Mi sembra che i napoletani sappiano stare con i turisti…

È così. Con chiunque parlo che viene da fuori e arriva a Napoli è colpito soprattutto dall’accoglienza.

Lei come spiegherebbe ad una persona che non è di Napoli cos’è la napoletanità?

La napoletanità è essere capaci di mantenere le proprie radici, però guardando al mondo. Insomma, la napoletanità è avere una grande storia, ma saper guardare a quelle che sono le nuove tendenze. Accogliere, parlare e incontrarsi. Quindi per me essere napoletano significa essere cittadino del mondo.

E qual è la cosa più napoletana che lei fa?

Ci sono alcune cose che per me sono molto importanti. Per esempio, mi piace mangiare la pizza fritta o i taralli. Prima stavo tanto tempo all’estero e queste cose mi mancavano tanto.

Napoli e la cultura vanno a braccetto e molti scrittori, poeti e registi ne hanno parlato, l’hanno usata come ambientazione e ispirazione. Secondo lei qual è l’opera, la canzone o il libro più rappresentativo?

Per quanto riguarda la musica penso che abbiamo avuto canzoni classiche bellissime che sono straordinarie. Però quest’anno ricordiamo Pino Daniele e penso che le sue canzoni sono quelle che interpretano bene lo spirito della città e il suo colore però anche la sua malinconia che fa parte della sua natura.

Qual è il pezzo di Pino Daniele che le piace di più?

Quella che mi piace di più è Quanno chiove. Ma anche Edoardo è stato grande interprete della città e oggi lo ricordiamo tutti come un grandissimo drammaturgo e attore, però all’inizio è stato un innovatore rispetto alla tradizione teatrale più classica

Invece in una capsula del tempo da aprire tra altri 2.500 anni, che messaggio lascerebbe ai napoletani?

Credo che il messaggio che tutti noi dobbiamo conservare è quello dello spirito con cui dobbiamo vivere questa città. Ricordarci chi siamo, ma non avere paura di cambiare. E credo che questo sia la grande forza di Napoli, che ha mantenuto le sue radici, ma è stata in grado di interpretare il futuro e questo ha fatto la differenza.

Lei è stato illuminante, come immaginavamo. Quindi grazie al sindaco di Napoli. Grazie davvero!

Grazie a tutti!

le ultime news