Fabio Balsamo: “Ringrazio tutta la gavetta che ho fatto. Dove preferisco esibirmi? A teatro”

Fabio Balsamo è stato ospite nei nostri studi ne I Corrieri di Kiss Kiss. Ci ha parlato della nuova serie in cui è protagonista ma non solo.
L’intervista con Alfio e Ciro

Sarebbe riduttivo dire “dal teatro, dai social”, perché poi devo aggiungere “dal cinema, dalla tv, dalle serie tv”, abbiamo qui Fabio Balsamo!

«Buonasera a tutti.»

Domani su Amazon Prime uscirà questa serie tv. Ce ne vuoi parlare?

«Sì, “No activity – niente da segnalare”. Praticamente è questa serie tv comedy dove ci sono queste tre coppie che aspettano che succeda qualcosa che però non succede mai. Due centraliniste, due poliziotti appostati e due criminali aspettano un carico di droga. Tutto avviene semplicemente aspettando questo carico. È dato tutto dai rapporti, è un’occasione in cui i personaggi si possono raccontare con i loro mondi interni. È quello che succede a lavoro. Pure voi vi raccontate ogni tanto nelle attese la cosa personale, il problema di ieri sera. Io lo faccio spesso con Ciro [Priello, ndr], per esempio. Quindi è un micromondo che viene scoperto, però il contesto è un po’ surreale e divertente. Tra l’altro io faccio coppia con Rocco Papaleo.»

Stavo per dirlo, senza che nessuno si offenda: che cast! Pannofino, Abatantuono… Tra l’altro sappiamo che con Rocco Papaleo si è creata un’intesa importante.

«Sì, si è creata una bella amicizia, abbiamo lo stesso modo di intendere il lavoro, questa è una bella cosa.»

Il lavoro e anche la vita da quello che so.

«Sì, forse dal lavoro è poi sfociato nella vita. Noi non abbiamo riso quasi mai sul set. Nel senso che il divertimento non era tanto assistere a quello che succedeva, ma fare le cose con una certa minuziosità, e quindi a fine giornata c’era il divertimento di aver fatto una bella scena. Poi di fondo abbiamo quel poco entusiasmo tutti e due. Ci troviamo molto bene.»

Questo cambio di look, all’improvviso, mi viene da chiedere…

«È fondamentale. Non solo alla narrativa, è fondamentale proprio in un percorso da interprete. Poi il pubblico si affeziona alla tua immagine, si innamora, invece no, quest’immagine non esiste.»

Perché noi siamo abituati a vederti sempre in quanto Fabio Balsamo.

«Esatto, qui invece ho la barba lunga. Ma una parola seria la dico. Secondo me è fondamentale per un interprete non affezionarsi ai propri tratti, ma assumere quelli che sono funzionali alla trama, alla storia, quindi in questo caso sono un criminale, Dario Diotallevi, cresciuto negli anni ’90, quale modello migliore degli NSYNC e dei Take That?»

Ah quindi tu sei il criminale! Pensavo facessi il poliziotto in attesa.

«Sono un aspirante criminale che ha Rocco come suo grande riferimento. Rocco e Alessia Merz.»

Per giunta vestito come i Take That e gli NSYNC dell’epoca.

«Con un ciuffo biondo lungo tra l’altro.»

Tu vieni dal teatro, hai improvvisato anche su questo set?

«Di solito capita quando si è fatto un ottimo lavoro sulla sceneggiatura. Perché una cosa che dico è che l’improvvisazione non è sostituzione al lavoro ma è sublimazione.»

Stiamo parlando di un artista che nell’immaginario collettivo fa ridere, ma sei un attore drammatico. Nella vita di tutti i giorni, quando ti dicono “E dai fammi ridere, fai qualcosa”, come reagisci?

«Reagisco con simpatia anche perché non posso accumulare troppe denunce. Però in realtà nella vita sono molto serioso rispetto ai ruoli che ricopro. Ma in Italia c’è questa strana usanza di ritenere l’attore comico una persona simpatica. Mentre invece un attore drammatico com’è bravo. Invece c’è una difficoltà maggiore nella comicità. Io nasco come attore drammatico, però secondo me il problema dell’interprete è essere credibile, al di là del contesto. Quello lo decide la sceneggiatura, se è comica o drammatica. Il mio problema da attore è essere vero in quello che faccio.»

Cosa ti fa veramente girare i co***oni, scusa se te lo chiedo.

«La maleducazione sicuramente. Dare per scontato delle cose, o magari delle confidenze fisiche. O il non rispetto umano, magari in una situazione privata come può essere un momento di dolore. Che ne so, in ospedale, una persona che ti viene vicino non ha rispetto. Lì non siamo nel personaggio, nei lavori che facciamo, ma là è proprio un essere umano che non ha rispetto di un altro essere umano.»

Un’altra curiosità. Adesso sei una persona molto conosciuta, proprio artisticamente, quindi sicuramente ti chiameranno per fare la serie tv, il programma televisivo, chiamano te. Ma in passato, quando all’inizio della tua carriera andavi a fare i provini, c’è stato qualche aneddoto che ti ha fatto pensare o ti ha fatto un po’ abbattere?

«Ma ancora oggi mi abbatto. Nel senso, fa parte del nostro lavoro metterci ancora in gioco. Però, ho passato una decina d’anni nell’anonimato con provini che non andavano in porto, oppure i provini andavano in porto ma il film non si è fatto. Diciamo che quello che mi ha forgiato è stata proprio questa gavetta. Ringrazio tutto quel periodo di anonimato, di delusioni, perché adesso mi hanno fortificato e mi hanno dato tutti gli strumenti. Ed è una cosa che forse appartiene a qualche generazione passata e andrebbe recuperata. Perché questi social, e te lo dice uno che ci lavora, ti danno l’impressione che è tutto facile, tutto immediato da conquistare. È pericoloso, perché poi non basta arrivarci, è mantenerlo che è difficile.»

I 15 minuti di popolarità. Ma siccome ti vediamo sempre a tuo agio in qualunque situazione, sia sul palcoscenico, in televisione, nei video sui social, nelle serie, c’è qualche piccola preferenza per uno di questi canali?

«Sì, c’è una preferenza ed è per il teatro, che credo sia la mia natura per via del contatto diretto con il pubblico. Io ti ringrazio, ma quel “sentirsi a proprio agio” è proprio il non sentirsi mai all’altezza del mezzo di comunicazione. Cioè, proprio non sentirti all’altezza ti predispone ad un’umiltà verso il lavoro.»

Un po’ di sindrome dell’impostore che dici “almeno voglio darvi quello per cui mi avete chiamato”.

«Può piacere o meno, ma almeno non possono dire che non ci ho lavorato.»

In bocca al lupo per tutto! Grazie a Fabio Balsamo!

«Grazie di cuore!»

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