Eiffel 65: “Oggi la musica dance è diventata una musica di cultura e non è più vista come musica di serie B”

In Good Morning Kiss Kiss abbiamo avuto ospiti gli Eiffel 65 in diretta con Alfio dall’Acquapark Odissea 2000 di Corigliano-Rossano.

Il momento è arrivato. Icone assolute della musica dance internazionale, diamo il benvenuto agli Eiffel 65!

Ciao Alfio, ciao a tutti!

Voglio chiarire subito di essere molto emozionato perché sono abituato a ballarvi, ma non a parlarvi. Quindi questo momento è particolarmente complicato. Quando parlo degli Eiffel 65 c’è qualcuno che dice di essere cresciuto con i loro pezzi. Che effetto vi fa questa frase?

Abbiamo rovinato un sacco di generazioni! Questo è il complimento che ci fanno più spesso e di tutti quelli ricevuti è quello più significativo.

Oggi però bisogna ammettere che la musica dance è cambiata ed ha anche il vantaggio di adattarsi ai tempi. Ma è cambiata in maniera positiva o negativa?

In realtà ad essere cambiata è proprio la musica in generale. Il modo di fare musica allora era diverso da oggi. I mezzi sono diversi e i modi di vivere la musica dance sono differenti poiché si è passati dai locali ai festival. Oggi la musica dance si è aperta diventando una musica di cultura, mentre in passato era considerata musica di serie B e soprattutto facile da fare.

Infatti voi non avevate tutti i mezzi che hanno oggi i producer.

Anzi. Se noi avessimo avuto i mezzi che si hanno attualmente sarebbe stato più semplice. Non c’era Youtube a insegnarti, abbiamo campionato qualunque cosa.

Ma vi è mai capitato qualche volta di riascoltare un vostro pezzo e dire ‘Non mi piace’ e poi ha avuto un successo enorme?

Abbiamo l’esempio di Blue che messa in discoteca abbiamo chiusa quella serata e se ne sono andati tutti. Quando è uscita abbiamo fatto fatica a capire come catalogarla e dove metterla poiché era un brano controcorrente rispetto a quello che andava. Quello è l’errore. Quando cerchi di mettere qualcosa in un contenitore la ammazzi.

Invece l’effetto che vi fa sentirvi in radio è ancora quello degli esordi?

È come se a un gioco a cui eri tanto affezionato, non ci sei più tanto abituato. Se succede con cose più vecchie è un conto, se invece accade con cose più recenti è un’altra cosa.

Qual è stato però il momento all’inizio della vostra carriera in cui avete visto in un live la gente sotto al palco e avete pensato ‘Ok abbiamo svoltato’?

Siamo in America. Arriviamo per fare il tour con le radio e vado a fare foto al palco a Los Angeles. Rimango congelato perché c’era il manifesto dell’evento con sopra gli NSYNC, Bon Jovi, Lenny Kravitz e noi tre giganteschi in mezzo. Lì mi sono reso conto davvero di ciò che stava succedendo.

Al volo vi chiedo giusto una curiosità. Come vi ponete rispetto al fatto che la musica del presente deve attingere da quella del passato?

Per noi questa cosa è quasi normale, venendo da un’epoca nella quale campionavi qualsiasi cosa. È un’influenza normalissima. Rivederla oggi è molto bello perché ti rendi conto di quanto quella musica lì abbia lasciato un grande segno. Se posso fare una critica è che a volte viene fatto perché non hai inventiva e in quel caso è strano. Però se lo fai come i Daft Punk, dove prendi spunto dagli anni Settanta e crei qualcosa di nuovo, lì c’è dell’arte. Il discorso è anche più complesso perché fino agli anni Novanta la musica era venduta, diversamente dagli anni successivi dove viene caricata o suonata. È difficile che oggi una canzone sorpassi le barriere dello spazio e del tempo, cosa che è stata l’obiettivo di noi tutti all’epoca.

E ci siete riusciti! Grazie ragazzi per essere passati da Radio Kiss Kiss. Tornate a trovarci presto!

Grazie a voi.

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