Biagio Antonacci: “Il duetto con Pino Daniele l’esperienza più potente della mia vita. Ho dei rimpianti, ma vi stupirò ancora”

Biagio Antonacci è stato ospite negli studi di Radio Kiss Kiss per una splendida chiacchierata a tutto tondo.

Rivivi qui l'intervista di Marco e Raf a Biagio Antonacci.

Oggi un'icona della musica italiana, 35 anni di carriera, 35 anni di successi. Almeno una volta nella volta ognuno di noi ha dedicato una tua canzone. Oggi è con noi: Biagio Antonacci!

«Ciao! Veniamo bene in tv! Noi boomer guardiamo ancora le luci e cose così, voi fate le foto come viene perché siete belli.»

Ti definisci boomer?

«Boomerissimo! Poi ho dei figli giovani che sono aggiornatissimi. Appena sbaglio a scrivere qualcosa o a pubblicare qualcosa mi mandano subito il messaggio e mi dicono di cancellare la storia.»

Però abbiamo visto che nel concerto di ieri a Eboli hai documentato tutto. Storie, foto, video…

«Siamo venuti per la seconda volta a Eboli nel giro di pochi mesi ed è stato incredibile. Che dire, sono entrato e ho detto "ma allora sono ancora famoso". Mi è venuta in mente tutta la mia vita. C'è ancora la gente che ti vuole toccare, a Reggio Calabria mi hanno strappato una camicia. Mi vengono in mente i grandi concerti degli anni '70, quando i Doors cantavano e strappavano i pantaloni al cantante. Ho ancora quella sensazione lì, che la gente ti vuole toccare perché siamo analogici. Un certo tipo di pubblico, per alcuni artisti, vuole sentire la pelle.»

Stare sotto il palco, capire, vivere.

«Sì, il sudore, ci siamo, siamo vivi, non è una storia.»

Quanto è difficile fare più di 30 anni di carriera in un mondo della musica in continua evoluzione?

«La musica cambia così da almeno 20 anni. Ma anche noi abbiamo cambiato la musica quando gli altri dicevano "ah, questi Antonacci, Carboni, Ramazzotti". I cantautori più grandi ci vedevano così, anche se non eravamo così distanti a livello di linguaggio. Poi c'era una cosa pazzesca: il rispetto. Quando vidi Pino [Pino Daniele, ndr] per la prima volta non riuscivo nemmeno a dirgli "Ciao", perché per me era una montagna. Quando vidi Sting non gli chiesi nemmeno una foto, non mi sono permesso. Ma forse eravamo un po' esagerati. Oggi c'è un po' una mancanza di rispetto verso chi la storia l'ha fatta davvero.»

Quindi dei giovani con i big?

«Sì, non c'è più quel culto. Voi quanti anni avete?»

Ventisei. Siamo del 1996.

«Io ho un figlio del '95 e lui vedrà un altro mondo ancora. E che mondo sarà? Quello di un'intelligenza virtuale che si impossesserà della nostra anima.»

Da film.

«Sì. Cambierà la nostra struttura fisica, magari saremo pure estinti, ma vivremo di un'intelligenza artificiale che ci ha catturato e avrà una memoria che saremo noi. Almeno la memoria sopravvivrà, è già qualcosa.»

Biagio, come nasce il tuo ultimo singolo, Tridimensionale, con Benny Benassi?

«Lui è il dj più importante che abbiamo in Italia e uno dei 10 più importanti nel mondo. Prima è nata la canzone, con Davide Simonetta che ha scritto la canzone con me e con mio figlio Paolo e un altro autore, Raina. Poi è stata prodotta, abbiamo fatto il famoso provino, che aveva già questo andamento. Con Benny ci conoscevamo già grazie alla passione per i camper, ci piace essere un po' nomadi, qualche giro ce lo siamo fatti. È stato bello chiamarlo e dirgli che avevo un brano come piace a lui, che mi ha risposto "fammi sentire il disco", li chiama dischi, più boomer di tutti. Lo sente e mi dice "fighissimo, ci lavoro". In un giorno mi ha mandato questa pulsazione, perché non è un arrangiamento, si chiama pulsazione. Ho cantato anche con un po' di fatica, perché è fuori dagli schemi cantautorali. È uscita una cosa secondo me molto innovativa.»

Il segreto dei tuoi successi è che tu hai sempre sperimentato tanto?

«È vero. Ho fatto rock, ho fatto latino, ho fatto ballare e ho fatto i lenti, anche le canzoni tipicamente anni '90. E non è finita!»

Ci stai dicendo che hai in cantiere qualcosa di diverso?

«Ancora più innovativa di questa.»

Più o meno come?

«Non posso dirvi niente. Ma potreste dire che è fatta da un'intelligenza artificiale, non da me. Invece è il grande Biagio che vi stupirà ancora.»

Siamo sicuri che tu possa stupirci ancora.

«Ragazzi, soprattutto voi che siete giovani, imparate che ogni giorno dovete fare qualcosa di diverso. Imparate una parola al giorno, studiare una frase in inglese. Ci vogliono cinque minuti. Dedicate un'ora alla vostra cultura e acquisite dati per essere più indipendenti un domani. Bisogna imparare a fare tanti lavori. Avete mai scritto un libro? Una sceneggiatura per un film? Scrivere una canzone è la cosa più facile del mondo, prendi una tastiera e dedichi una coca bella a una persona che ami, a un'anima, anche se non esiste. Dovete lasciare un testamento vostro, vivo, analogico, tutti i giorni.»

È importantissimo nutrirsi sempre, essere curiosi e andare avanti.

«Per non avere rimpianti. Perché poi diventi grande e purtroppo uno dei difetti del crescere è che aumentano i rimpianti. Io ne ho. Ho buttato via tanto tempo, mi sono accontentato molte volte della vita e ho sbagliato. Mi sono accontentato del successo delle volte, che è durato tanti anni, e non ho fatto altro, è stato un grande errore. Perché il successo è un dato, ma tu sei fatto di tante informazioni, devi svilupparti tutti i giorni. Altrimenti, si resta degli uomini con una cultura mediocre.»

All'epoca dei social è difficile però. Si arriva al successo senza una vera gavetta, senza una formazione.

«Il successo è un'educazione. Si passa attraverso dei moduli. Qualcosa ti lascia dentro tanto, dell'altro si butta via. La vita di chi ha successo è molto varia. Però, ripeto, il successo non è una forma di grandezza, perché se sei famoso non è detto che sei più figo degli altri. Se fai successo perché hai qualcosa da dire agli altri, allora sì che sei una persona che viene attirata e attira qualcosa. Altrimenti rimani solamente un post, e se rimani un post non sei nessuno, mentre volevi essere qualcuno.»

Con Tananai avete duettato, ti ha chiamato a Sanremo per cantare la canzone "Vorrei cantare come Biagio" di Simone Cristicchi. Tempo fa Tananai ha pubblicato un video di un tassista che si emozionava perché in taxi ascoltava una sua canzone. Tu nei direct di Radio Kiss Kiss ci hai scritto che ti è successa la stessa cosa!

«Identica, con Liberatemi. Al tempo era un successo e il tassista la stava cantando e diceva "mazza che pezzo, che bello, ma chi l'ha scritto?" e gli ho risposto "guardi che l'ho scritto io". E lui mi ha detto "ma che c... stai a di'?" Gli ho risposto "sono io, sono Biagio Antonacci". Mi ha detto "anvedi Biagio!" Ha fermato il taxi, è sceso e si è voluto fare una foto con me con la macchinetta col rullino.»

Dicevamo, Simone Cristicchi scrisse "vorrei cantare come Biagio Antonacci". Voleva emularti, possiamo dire. Noi ti chiediamo, se tu avessi 20 anni oggi con chi vorresti collaborare. "Vorrei cantare come..."?

«Vorrei cantare come Vasco Rossi. È vicino a me, anche se un po' più grande di me. Io il premio della vita l'ho già avuto, ho cantato con Pino Daniele ed è stata l'esperienza più potente della mia vita. Devo dire la verità, due cose scritte con Vasco renderebbe la mia carriera da 10 e lode.»

Mai dire mai.

«Assolutamente. Questo per dire che tutti devono avere un riferimento. Cristicchi cantava "vorrei cantare come Biagio Antonacci" che era un inno, no? Infatti venne da me al Palasport di Roma e mi portò una chiavetta, gli dissi se era in grado di cantarla davanti a 10.000 persone, poteva andare sul palco e cantarla. Lui andò e lo presero come un pazzo, ma ebbe un successo incredibile. Tu devi pensare "vorrei fare radio come…, vorrei amare come…, vorrei guidare come…, vorrei essere sicuro come…"»

Prendere un punto di riferimento.

«È la chiave di tutto. Perché se tu ti senti "come", non hai capito niente.»

E poi già c'è uno "come". Quindi non puoi esserlo. Puoi prenderlo come riferimento per diventare "come", col tempo, forse.

«Tenendo la tua personalità, che è fondamentale. Devi sempre essere te stesso, da quando ti svegli a quando vai a dormire. Tanto poi la vita crea sempre un filtro. Se sei te stesso, eviti sempre la gente che con te non può avere a che fare. Fai già una selezione. Quindi il telefono non ha 2.000 numeri, ma ne avrà 100. Ma quelli sono il riferimento che devi avere.»

In chiusura, ricordiamo le date dei tuoi concerti. Ieri a Eboli.

«Poi c'è Livorno e poi si parte a giugno, facciamo un po' di prove e d'estate andiamo nei festival.»

Ferrara, Parma, Torino, Vicenza, Trieste...

«Alghero. Poi la Sicilia.»

Biagio, grazie per essere stato con noi.

«Grazie a voi, ragazzi.»

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