Scheletri, bambole assassine, spose cadavere, alieni e animali deformi sono solo alcuni dei personaggi partoriti dalla fantasia di Tim Burton che è sbarcato a Milano con la mostra immersiva Tim Burton’s Labyrinth. L’esposizione rimarrà nel capoluogo lombardo fino a marzo ed è un viaggio all’interno della mente del regista.
Intervistato dal Corriere della Sera, il compagno di Monica Bellucci ha provato a spiegare il labirinto che anima la sua mente: “L’esperimento era proprio tentare di fare una trasposizione fisica di quello che avviene nella mia mente. Senza dubbio, ci ritrovo il mio processo creativo: tutto nasce da un disegno che, ogni volta, può portarmi in una direzione o in un’altra. Nella testa ho una serie di stanze collegate e se apri una porta non sai mai dove andrai rispetto a dove saresti andato se ne avessi aperta un’altra”.
A Tim Burton viene quindi chiesto se c’è qualcosa che ancora lo spaventa e lui risponde: “Sì, la vita cosiddetta normale, le cose di tutti i giorni. La cosa più difficile per me era avere a che fare con la mia mente che si approcciava a cose considerate normali da tutti, ma che non lo erano per il mio modo di percepirle”.
Nel corso dell’intervista viene posto l’accento sul fatto che nei suoi film sia presente come tema ricorrente il pregiudizio: “È interessante perché sono cresciuto sentendomi uno straniero perfino nel mio paese: mi sentivo un alieno proprio perché ho sempre rifiutato le categorizzazioni, le etichette. Nel mio caso non serve nemmeno arrivare al pregiudizio: anche solo la categorizzazione non mi è mai piaciuta”.
Infine, c’è tempo per una domanda sull’uso dell’Intelligenza Artificiale in campo cinematografico: “All’inizio ne ero entusiasta, l’avevo vista applicata in una versione primordiale ai personaggi della Disney, quando lavoravo lì tra gli animatori, e ne ero colpito. Certe derivazioni mi inquietano invece. Di certo posso dire che sono felice di essere cresciuto in un mondo analogico: se fossi stato un ragazzino nell’era dei social network non penso sarei sopravvissuto”.