Renato Pozzetto: “Da piccolo ero povero, coi primi soldi comprai casa ai miei genitori. Faccio il vino ma non posso berlo”

Renato Pozzetto racconta la sua infanzia povera, l'amicizia con Cochi Ponzoni e la sua visione sulla vita dopo la morte.

Renato Pozzetto, classe 1940, ha appena festeggiato i suoi 85 anni e, come sempre, lo ha fatto a modo suo: con discrezione, ironia e affetto familiare. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il celebre attore e comico milanese ha ripercorso le tappe più significative della sua lunga vita, dai ricordi dell’infanzia povera fino al successo con Cochi, ai film indimenticabili con Edwige Fenech, passando per il presente, trascorso lontano dai riflettori.

“C’erano i miei figli, i miei nipoti. Sono venuti anche Andrea Pucci e Massimo Boldi: un casino bestiale”, ha raccontato con il suo tono inconfondibile, riferendosi alla festa nella villa di famiglia sul lago.

Un’icona che attraversa le generazioni

Pozzetto resta una figura amatissima anche dalle nuove generazioni, nonostante la sua assenza dai palcoscenici e dagli schermi:

“I giovani mi fermano ancora per strada, mi riconoscono. Ma io non guardo la tv e non vado mai al cinema”, confessa, con il distacco tipico di chi ha vissuto tutto, ma non ha mai avuto bisogno di cercare attenzione.

Vino sì, ma solo da produrre

Oggi vive in campagna, circondato dalla natura, e si dedica con passione alla produzione di vino. Un’attività che sembra perfettamente cucita sul suo stile di vita, anche se con una nota ironicamente amara:

“Lo faccio, ma non lo posso bere”.

L’aldilà? “Non ci credo, e mi dispiace”

L’intervista si chiude con un pensiero più intimo e malinconico. Alla domanda su cosa immagina dopo la morte, Pozzetto risponde con disarmante sincerità:

“Non ci credo, e mi dispiace. Mi avrebbe dato forza”.

Una frase che, nella sua semplicità, racchiude tutta la profondità umana di un uomo che ha sempre fatto ridere senza mai essere superficiale.

Renato Pozzetto oggi vive il tempo con la stessa naturalezza con cui ha attraversato più di mezzo secolo di comicità italiana. E anche se non cerca più i riflettori, sono loro – insieme al pubblico – a non dimenticarlo mai.

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