Il regista Steven Soderbergh torna con “Presence”, un film che esplora le dinamiche familiari attraverso una prospettiva insolita: quella di un fantasma che osserva silenziosamente la vita dei nuovi inquilini della sua ex dimora. La pellicola, presentata al Sundance Film Festival nel gennaio 2024, è ora disponibile nelle sale italiane.
Una famiglia sotto osservazione
La storia ruota attorno alla famiglia Payne, composta dalla madre Rebekah (Lucy Liu), il padre Chris (Chris Sullivan), il figlio Tyler (Eddy Maday) e la figlia minore Chloe (Callina Liang). Dopo essersi trasferiti in una nuova casa, la presenza di un’entità invisibile inizia a manifestarsi. Chloe, in particolare, percepisce questa presenza, mentre il resto della famiglia sembra ignorarla. La madre, assorbita dal lavoro, e il fratello, concentrato sul nuoto, non danno peso alle sensazioni della ragazza. Il padre, invece, appare troppo sottomesso alla moglie per intervenire.
Una regia innovativa
Soderbergh adotta una tecnica registica particolare, utilizzando la soggettiva del fantasma per raccontare la storia. Questo approccio immerge lo spettatore nella prospettiva dell’entità, creando un’esperienza voyeuristica che richiama il lavoro di Hitchcock in “La finestra sul cortile”. Il regista ha utilizzato fotocamere mirrorless Sony A9 III montate su supporti leggeri per ottenere movimenti fluidi e inquadrature grandangolari, enfatizzando la sensazione di una presenza invisibile che osserva.
Un thriller psicologico più che un horror
Sebbene “Presence” sia stato presentato come un horror, il film si avvicina più a un thriller psicologico. Non ci sono spaventi improvvisi o scene splatter; l’attenzione è focalizzata sulle dinamiche familiari e sulla percezione della realtà. Il fantasma non è una minaccia, ma un osservatore silenzioso che interviene solo quando Chloe si trova in pericolo. Questo approccio permette una riflessione sulla forza dello sguardo e sul ruolo dello spettatore nel cinema.